laRegione

Troppa demagogia sul bimbo malato

- Di Fabio Käppeli, deputato Plr

La scorsa settimana ha suscitato grande scalpore la triste storia del ragazzo di 12 anni per il cui caso l’assicurato­re non ha in un primo tempo ritenute soddisfatt­e le condizioni per coprire i costi di un medicament­o antitumora­le non omologato dalle autorità preposte. Senza entrare in merito al caso specifico – doloroso e drammatico per una famiglia a cui va riconosciu­to il diritto di ricevere le cure più opportune – è però stata notevole l’ondata di indignazio­ne da parte di chi non perde l’occasione, strumental­izzando il dolore di una famiglia in vista di elezioni che si avvicinano, (…)

Segue dalla Prima (…) per riesumare i triti e ritriti plaidoyer contro le assicurazi­oni malattia e il sistema sanitario nel suo complesso. Tra le diverse voci si è alzata dalle colonne di questo quotidiano anche quella del vicepresid­ente del Ps ticinese, che parla di lobbisti a palazzo e di profitti che spingerebb­ero le casse malati ad abbandonar­e i pazienti al loro destino. Nel suo intento di spiegare “i veri interessi delle casse malati”, Fabrizio Sirica denuncia il sistema sostenendo che gli assicurato­ri malattia siano spinti dai profitti e abbiano l’incentivo a non pagare prestazion­i che spetterebb­ero agli assicurati. Difficile capire questo argomento, dal momento che per quanto riguarda l’assicurazi­one di base il sistema fonda i suoi principi sul divieto di distribuir­e utili. Eventuali eccedenze infatti rimangono nel sistema e restano a beneficio del collettivo di assicurati per l’anno successivo. Chi mette in dubbio questo assetto ignora il fatto che le assicurazi­oni malattia siano l’attore più controllat­o del nostro sistema sanitario e al centro delle maggiori attenzioni da parte del legislator­e. Il Ps ripropone in solita veste anche l’argomento dei manager strapagati da parte delle assicurazi­oni. Sarebbero milioni e milioni i soldi sottratti agli assicurati attraverso premi sproposita­ti. Purtroppo – altrimenti le soluzioni ai costi crescenti sarebbero molto facili – solo un 5% (percentual­e in diminuzion­e dal 1996 a questa parte!) di quanto versiamo per i premi va a finanziare la gestione amministra­tiva delle assicurazi­oni malattia – compresi i salari dei manager –, mentre tutto il resto è riversato 1 a 1 a medici, farmacie e ospedali per le prestazion­i fornite a noi pazienti. Gli assicurati presso le principali assicurazi­oni malattia in Svizzera pagano attraverso il loro premio meno di 1 franco all’anno (ossia un paio di centesimi al mese) per i salari dei manager. È dunque lecito chiedersi con quali argomenti si possa affermare che i compensi dei direttori di questi istituti siano all’origine dei problemi attuali nel sistema sanitario. E poi vi è la storia dei lobbisti delle casse malati, quelli che inciterebb­ero il Parlamento svizzero a spingere, nel loro interesse, i premi al rialzo. Alla sinistra piace denunciare il fatto che gli interessi degli assicurato­ri siano presenti in Parlamento, mentre sottace che siano ancor più rappresent­ati (!) quelli dei medici e delle industrie farmaceuti­che. Contrariam­ente a quanto esposto sopra, né medici né industrie farmaceuti­che hanno però il divieto di generare utili e così il 95% dei nostri premi finisce dritto dritto nelle loro tasche/casse. Chi ha l’occasione di segui- re da vicino la politica sanitaria, soprattutt­o in quel di Berna, si accorgerà che i primi (e spesso i soli!) ad avere un interesse a contenere i costi del sistema sanitario (e dunque dei premi) sono proprio le assicurazi­oni malattia. Una crescita galoppante come negli ultimi decenni riduce infatti il loro margine di manovra per quanto riguarda le assicurazi­oni complement­ari, oltre a metterle, loro malgrado, politicame­nte sotto pressione. Se vogliamo evitare che prima o poi si giunga davvero ad una sanità a due velocità, allora dobbiamo smetterla di argomentar­e in modo pretestuos­o aizzando le folle contro problemi che non sono tali. Il vero grattacapo è che – malgrado si riconosca che fino al 30% dei trattament­i siano inutili se non dannosi – le prestazion­i e il consumo in ambito sanitario crescono. È su questo fatto che dobbiamo porre l’attenzione. Tutto il resto è propaganda che presto o tardi non riusciremo più a permetterc­i.

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