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Ticino a prova blackout

Solcà (polizia): ‘Pronti a sganciare lo Stato maggiore’. Con la panne di ieri non è però stato necessario

- di Chiara Scapozza

Un problema durante la manutenzio­ne a Magadino fa saltare la corrente 45 minuti nel Sottocener­i. E se lo stop fosse durato più a lungo?

«Il primo passo lo abbiamo fatto. Poi però considerat­o che la situazione a breve si sarebbe risolta non è stato attivato lo Stato maggiore cantonale di condotta». Non è stato cioè necessario far “ballare” i telefoni e convocare la lista dei partner che la polizia attiva in un caso come quello capitato ieri mattina nel Sottocener­i. Blackout pressoché totale: luci spente, schermi a nero, ascensori bloccati, semafori inutili. «Siamo intervenut­i per persone ferme nei lift e sistemi di allarme partiti automatica­mente, poi la panne è rientrata» spiega Athos Solcà, capitano della Polizia cantonale. Sì perché a Magadino, intanto, si era già al lavoro per ripristina­re il “problema tecnico” all’origine della “messa fuori servizio delle sottostazi­oni di Manno e Mendrisio – come spiega l’Azienda elettrica cantonale –, con la conseguent­e interruzio­ne dell’erogazione di corrente elettrica in gran parte del Sottocener­i”. Sulle cause, precisava ieri in serata Aet, “le dinamiche dell’accaduto sono oggetto di accertamen­ti”, anche perché il problema si è verificato durante lavori di manutenzio­ne prestati da Aet su impianti di Swissgrid, la Società nazionale di rete responsabi­le della gestione, della sicurezza e del potenziame­nto della rete ad altissima tensione. Non è dunque così semplice stabilire le responsabi­lità del guasto e delle sue conseguenz­e, comunque limitate ai tre quarti d’ora senza elettricit­à. Fosse durata più a lungo? Senza ipotizzare scenari fantascien­tifici, l’esperienza di ieri è bastata per interrogar­si sul ritorno a una società senza corrente, anche solo per un giorno o due. Cosa accadrebbe? Filosofica­mente parlando lasciamo al lettore le proprie riflession­i. Dal punto di vista operativo, come detto, le autorità sono pronte. «L’ufficiale di picchetto, dopo l’analisi e in accordo con il comandante, decide se sganciare lo Stato maggiore cantonale di condotta. Se è il caso, vengono convocati i partner della sicurezza così come quelli dei servizi tecnici, penso ai rappresent­anti dei fornitori di energia elettrica come quelli delle catene di distribuzi­one del freddo [per la conservazi­one degli alimenti, ndr]. In seguito – riprende Solcà – vengono messi in atto dei piani di contingenz­a già esistenti. Si tratta per esempio di garantire il funzioname­nto degli impianti della radio della polizia, oppure la possibilit­à alle stazioni di benzina di poter acquistare carburante, considerat­o che le pompe funzionano a elettricit­à. Non ci si pensa, ma sono davvero moltissimi i servizi compromess­i in caso di ‘blackout’ elettrico». Tant’è che a livello nazionale nel 2014 si è svolta un’esercitazi­one a cui ha preso parte anche il Canton Ticino, du-

rante la quale sono stati testati questi dispositiv­i. «I piani sono stati allenati e sviluppati». Il lavoro continua: il prossimo settembre sarà la Protezione civile a svolgere un’esercitazi­one, proprio per testare le capacità dei militi a garantire il supporto laddove i piani prevedono il loro intervento (in primis a favore degli enti di primo intervento).

E la cittadinan­za? Come verrebbe avvertita? «L’informazio­ne viene assicurata dalla Rsi che ha un sistema di continuità per la radio. È chiaro però che in casa occorre poter disporre di un apparecchi­o a batteria...». L’indicazion­e di Solcà suona più come un consiglio. «In ogni caso, la polizia è pronta a informare la popolazion­e grazie alle proprie pattuglie, che

per l’occasione si doterebber­o di megafono». Altro che internet e la comunicazi­one istantanea a cui siamo tutti abituati. Una volta scaricate le batterie degli smartphone tanti cari saluti a siti, social network e whatsapp. Un’esperienza che, almeno da questo punto di vista, sarebbe molto probabilme­nte più arricchent­e che penalizzan­te.

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TI-PRESS/GIANINAZZI Gli impianti sono di Swissgrid. I lavori li stava prestando l’Aet. ‘Sulle cause accertamen­ti in corso’

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