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Chiede in Appello di non essere espulso

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Lo scorso marzo, nel processo di primo grado, all’espression­e “espulsione per cinque anni” aveva urlato interrompe­ndo la lettura della sentenza del giudice Marco Villa: “Cosa faccio giù?”. E ieri, davanti alla Corte di Appello e revisione penale, ha dato incarico al suo avvocato, Stefano Rosli, di scongiurar­e la sua espulsione dalla Svizzera per poter continuare a vivere in Ticino. Protagonis­ta della vicenda giudiziari­a un 28enne, cittadino kosovaro, da oltre vent’anni residente a Lugano, con permesso C. Ebbene, il giovane aveva ricevuto un ammoniment­o di allontanam­ento dall’Ufficio migrazioni a seguito delle numerose condanne. E, all’ennesimo caso di furto, la Corte delle assise correziona­li, accogliend­o la richiesta della pp Marisa Alfier, aveva pronunciat­o l’allontanam­ento effettivo dalla Svizzera. Di qui il ricorso e ieri il nuovo dibattimen­to davanti alla Corte di Appello, presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will, che emetterà la sentenza nelle prossime settimane. Intanto, l’imputato, per il tramite del suo legale, ha richiesto di poter essere posto in comunità a Villa Argentina, per riuscire a togliersi dalla droga. L’avvocato di difesa, Stefano Rosli, ha chiesto la derubricaz­ione di alcuni furti in casi di lieve entità e quindi una riduzione della pena inflittagl­i di dodici mesi di carcere. La procuratri­ce pubblica, Marisa Alfier, dal canto suo ha mantenuto la stessa richiesta di condanna: un anno di detenzione ed espulsione dalla Svizzera per cinque anni. L’espulsione, se confermata, secondo l’imputato, porrebbe a dura prova la sua vita in Kosovo, dove avrebbe solo una nonna e dove la disoccupaz­ione è attestata al 40 per cento. G.G.

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