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Corsie più in discesa

Peter Haas, responsabi­le dello sport di punta in seno a Swiss Athletics: ‘Con Zurigo 2014 abbiamo iniziato un nuovo capitolo’

- Di Moreno Invernizzi

Tenero – C’è Mujinga Kambundji, ma non solo lei. L’atletica svizzera, se confrontat­a con la concorrenz­a sul piano internazio­nale, gode sostanzial­mente di buona, anzi ottima salute. E non solo grazie ai risultati della nostra attuale miglior interprete di questa disciplina. La conferma arriva dalle parole del responsabi­le dello sport di competizio­ne in seno a Swiss Athletics, Peter Haas, presente al Centro sportivo nazionale per la gioventù di Tenero in occasione dell’inaugurazi­one della pista in erba naturale: «Stiamo indubbiame­nte vivendo un ottimo momento – ribadisce Haas –. I risultati sono lì da vedere. Possiamo vantare un buon numero di atleti che partecipan­o regolarmen­te alle manifestaz­ioni internazio­nali. Ai principali appuntamen­ti quali Mondiali ed Europei, siamo presenti con una delegazion­e numericame­nte importante. È stato il caso, tanto per fare un esempio, dei recenti Mondiali U20, come pure degli Europei U18, e lo stesso si delinea per quel che concerne gli Europei assoluti di Berlino del prossimo mese». Dopo anni di marcia sul posto, l’atletica a tinte rossocroci­ate sembra insomma aver fatto un enorme balzo in avanti. Quanto ha influito l’aver ospitato i Mondiali a Zurigo quattro anni fa? «Quell’appuntamen­to è stata la chiave di volta che ha dato nuovo slancio a tutto il movimento. È

stata l’occasione per posare le basi per una nuova partenza, con nuove dinamiche, per l’atletica svizzera». Molto del loro ce l’hanno messo gli atleti, sudando ancora più del normale su piste e pedane, ma parecchio ce l’hanno pure messo, dietro le quinte, i vertici di Swiss Athletics: «Mi piace pensare che sia effettivam­ente così. Gli atleti di punta, con le loro prestazion­i, rappresent­ano una sorta di modello a

cui i giovani possono ispirarsi. Importante è però favorire anche una sorta di confronto diretto tra le due realtà, mettendole in relazione ad esempio con campi di allenament­o curati proprio dagli atleti più in vista». Come è cambiata la politica di Swiss Athletics dopo i Mondiali di Zurigo? «Lo slancio, a dirla tutta, l’avevamo già preso prima, al momento di mettere in cantiere la rassegna iridata. Già nel 2008 avevamo varato un progetto che si chiamava Swiss Starters 2014, che aveva come scopo ultimo quello di preparare una settantina di atleti per i Mondiali del Letzigrund. Negli anni che sono seguiti abbiamo cercato di proseguire nel solco di questo progetto, rivedendo il modo di supportare questi giovani, non da ultimo puntato su un concetto di profession­alizzazion­e degli allenatori. Abbiamo anche lavorato in modo specifico con i migliori 40 atleti al fine di creare le premesse affinché si potessero allenare nelle migliori condizioni possibili». Tra meno di due settimane (l’8 agosto) si alzerà il sipario sugli Europei di Berlino: vi siete già fissati un obiettivo? «Solo a grandi linee: la selezione definitiva sarà nota domenica, ragion per cui il punto alla situazione lo faremo nei prossimi giorni. Ad ogni modo, due anni fa ad Amsterdam avevamo portato a casa un bottino di 5 medaglie, e di certo non vorremmo giocare al ribasso per l’edizione di quest’anno. Certo, si dovrà fare i conti con una concorrenz­a altrettant­o agguerrita, ma abbiamo il potenziale per ambire al podio in diverse discipline. Soprattutt­o con Mujinga Kambundji, Léa Sprunger, Tadesse Abraham e le staffette.

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TI-PRESS/GIANINAZZI Meno carico per le articolazi­oni e per tutto l’apparato locomotori­o

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