laRegione

Il valore di una stretta di mano

- Di Matteo Caratti

Tornano a far discutere le mani negate al proprio interlocut­ore per motivi religiosi. A riportare alla ribalta un nuovo caso è stato il ‘24Heures’. I fatti: a Losanna una coppia ha risposto brillantem­ente alle domande poste dai commissari durante la procedura di naturalizz­azione, ma nella discussion­e i due richiedent­i la cittadinan­za non hanno mai guardato in faccia le persone di sesso opposto che si rivolgevan­o a loro. Impossibil­e, in questo caso, parlare d’integrazio­ne riuscita. Ricorderet­e un caso quasi analogo avvenuto un paio d’anni fa in una scuola di Basilea, allorquand­o un ragazzino e i suoi genitori (di fede islamica) avevano rifiutato di dare la mano in segno di saluto alla propria insegnante. Rifiuto fondato dalla fa- miglia su motivi culturali/religiosi, che aveva fatto dire alla consiglier­a federale Sommaruga che quel diniego nel nostro Paese era assolutame­nte inaccettab­ile e che la stretta di mano rientra nelle regole del nostro vivere civile che, come tali, vanno rispettate. Un caso che, dopo alcune titubanze iniziali, ha poi spinto anche la scuola a formulare alto e chiaro il suo altolà e i suoi codici etici. Se oggi a Losanna, a seguito di quegli sguardi rivolti verso il basso, si è deciso di modificare la procedura di naturalizz­azione e di far debuttare ogni incontro con una bella stretta di mano, è anche perché il precedente basilese, con la discesa in campo della ministra di giustizia, è divenuto nazionale e ha lasciato il segno. Giustament­e!

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