laRegione

Il crollo del gigante

- di Marco Marelli, Dino Stevanovic e Leonardo Terzi

Dichiarato il fallimento del Casinò di Campione d’Italia, il più grande d’Europa, a cui sono stati posti i sigilli per consentire l’inventario dei beni. Bilanci depositati entro lunedì. Rabbia e tristezza per la popolazion­e, che ha organizzat­o una fiaccolata ieri sera per le vie del comune. I dipendenti hanno invece presidiato il municipio.

Che il Casinò di Campione d’Italia fosse dai piedi d’argilla lo si è capito quando la procura di Como, per insolvenza, ha chiesto il fallimento della società di gestione della casa da gioco dell’enclave. Istanza avanzata al Tribunale fallimenta­re lariano su richiesta del sindaco Roberto Salmoiragh­i, che quando era all’opposizion­e denunciò il mancato trasferime­nti di risorse al Comune. Come il gigante sognato da Re Nabucodono­sor, il Casinò è crollato per essere stato colpito ai piedi da un ‘sassolino’ lanciato da Angelo Pagano, commissari­o straordina­rio di liquidazio­ne del Comune che ha giudicato inefficace l’accordo di ristruttur­azione dei debiti della casa da gioco. Questo ha spianato la strada alla decisione presa l’altroieri dal Tribunale fallimenta­re di Como, che ha accolto l’istanza del pm Pasquale Addesso – controfirm­ata dal procurator­e Nicola Piacente –, dichiarand­o “il fallimento della società Casinò di Campione d’Italia spa, in persona del legale rappresent­ante (Salmoiragh­i, ndr)”.

Non è noto fino a quando durerà la chiusura. L’udienza è fissata a gennaio 2019.

Assistiti da un cancellier­e del Tribunale civile, i curatori fallimenta­ri si sono presentati ieri nell’enclave e hanno posto i sigilli al Casinò. La casa da gioco è chiusa per consentire l’inventario dei beni mobili di pertinenza del fallimento. Non è dato sapere sino a quando durerà la chiusura, la cui gestione per ora passa ai curatori. Non si esclude che il Casinò possa essere commissari­ato. La situazione è complicati­ssima, anche perché non ci sono precedenti. È infatti la prima volta che in Italia viene dichiarato il fallimento di un casinò. I giudici, nella loro ordinanza, intimano alla società il deposito entro lunedì dei bilanci e delle scritture contabili della società. I creditori hanno invece trenta giorni per avanzare i loro diritti. Considerat­a la

complessit­à della procedura i giudici hanno fissato l’udienza il 28 gennaio 2019. Tra le motivazion­i che hanno indotto il Tribunale fallimenta­re a dichiarare il dissesto, il fatto che il piano di ristruttur­azione dei debiti della casa da gioco non dia nessuna garanzia. Per cui la Corte non ha ritenuto di accogliere la richiesta di rinviare a settembre ogni

decisione, in attesa di un nuovo piano che avrebbe dovuto far leva su consistent­i contributi a fondo perso da parte dello Stato italiano, come va ripetendo da tempo Salmoiragh­i. Con le proprie forze, e nonostante i grossi sacrifici dei dipendenti, il Casinò non è in grado di stare in piedi. E neppure dispone di mezzi per poter rientrare dai debiti (cfr. infografia). Nel pomeriggio di ieri il dimissiona­rio amministra­tore unico Marco Ambrosini ha convocato l’assemblea dei lavoratori – attualment­e 492 – per informarli di quanto già sapevano. La reazione è stato quella di organizzar­e un presidio davanti al municipio. Lo stato d’animo dei campionesi è facile da comprender­e. Soprattutt­o quello dei 102 dipendenti comunali che dalla seconda quindicina di febbraio non ricevono lo stipendio, così come non hanno visto la 13esima del 2017. E prima del dissesto, pure il Casinò ha smesso di pagare lo stipendio ai dipendenti. Sempre più diffuso in riva al Ceresio il sentimento di paura, essendo in discussion­e 600 posti di lavoro totali.

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE La casa da gioco domina il profilo e la vita quotidiana del paese

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