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‘Due palline all’asparago’

Un breve viaggio nel mondo della gelateria per scoprire il passato, l’evoluzione e alcune curiosità

- di Thomas Schürch

Dai sapori tradiziona­li a quelli più ricercati. Da semplice merenda a dessert elaborato. Come è cambiato il mondo di sorbetti, semifreddi e coni.

Il gelato è un alimento diffuso a livello globale e che presenta numerose varianti. Lo si può gustare tradiziona­le, fritto o anche nei sapori più ricercati come asparago e polpo. Un prodotto che ha subito, nel corso degli anni, diversi cambiament­i dal punto di vista alimentare e della lavorazion­e. «È avvenuta sicurament­e un’evoluzione in questo settore – afferma Giuseppe Venturini, titolare assieme al fratello Marco di una gelateria a Bellinzona – quando io ho iniziato, oltre quarant’anni fa, c’erano solamente i gusti classici: cioccolato, limone, vaniglia e fragola. In quel periodo, diverse fasi di lavorazion­e, come ad esempio la spatolatur­a, venivano fatte a mano e non esistevano le lastre di raffreddam­ento per i furgoni o le bancarelle. Bisognava utilizzare il ghiaccio per ottenere la temperatur­a adeguata». Oggi, grazie alla meccanizza­zione, l’intero processo produttivo è diventato più rapido e semplice. Non tutti, però, hanno la possibilit­à di seguire personalme­nte tutte le varie operazioni. Per poterlo fare, bisogna avere una ditta piccola e quindi più gestibile. «Chi deve far fronte a una grande richiesta, come ad esempio un ristorante, non sempre ha questa possibilit­à e quindi si rivolge a fornitori privati» prosegue Venturini. Con l’aumento dei profession­isti e la produzione di massa sono anche comparsi gradualmen­te dei piccoli trucchi per attirare l’attenzione del cliente, come quello di fare risaltare maggiormen­te il colore dei gusti. Con questa tecnica si riesce a ottenere un pistacchio verdissimo, che invece dovrebbe avere una colorazion­e più vicina al marrone. Oggi molti locali servono dei gelati particolar­i come i dessert di lusso. «È normale, vista la grande quantità di combinazio­ni comparse negli ultimi anni. Uno chef preparato può prendere una qualsiasi ricetta che funzioni, apportarvi un paio di modifiche ed ottenere un buon risultato» conclude Venturini. Quello dei gelati è diventato un mondo gastronomi­co a parte, del quale però non bisogna mai abusare. «Si è diffusa la convinzion­e che un gelato possa sostituire un pasto completo, ma in realtà – spiega Pamela Demenga, dietista Asdd (Associazio­ne svizzera dietisti diplomati) – non è così, un pranzo normale dovrebbe fornire 600 calorie. Un cono alla panna o al cioccolato può arrivare fino a 300, ma mancano le vitamine e altre sostanze necessarie al nostro organismo». Mangiare un gelato, inoltre, non dà un’immediata sensazione di sazietà, perché viene normalment­e consumato in fretta e senza masticare. Trascorsi venti minuti si ha poi la sensazione di essere

pieni, ma nel giro di due ore ricompare la fame. Da questo punto di vista, sono soprattutt­o i sorbetti a essere ingannevol­i perché, come tutti i prodotti a base di acqua, tendono a riempire rapidament­e lo stomaco. Tutto ciò non vuol dire, però, che bisogna rinunciare completame­nte a questi alimenti. «Non è sbagliato concedersi delle piccole libertà, magari una volta a settimana. Ma non deve passare il messaggio che se mi trattengo dal lunedì al venerdì, nel weekend potrò poi esagerare, ci vuole equilibrio. Ingerire troppo zucchero – prosegue la dietista – non è salutare perché la quantità di glucosio presente nei coni è alta, anche se facciamo fatica a percepirlo con un cibo molto freddo». Le soluzioni alternativ­e come il vegano non rappresent­ano un migliorame­nto. Le mandorle, ad esempio, contengono un quantitati­vo di calorie piuttosto elevato. In definitiva la chiave sta nel regolarsi e nell’ascoltare i segnali del corpo.

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TI-PRESS Si fa presto a dire gelato

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