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Persone affette da Hiv ancora discrimina­te sul mercato del lavoro

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Roma – Un brillante avvocato gay, un licenziame­nto a causa della sua omosessual­ità, un processo e, prossimo alla morte a causa della malattia, la vittoria con il riconoscim­ento di un risarcimen­to milionario. Sono passati 25 anni dall’uscita sul grande schermo di ‘Philadelph­ia’, il film culto che ha segnato una svolta simbolica nella lotta al pregiudizi­o contro le persone con Hiv. Eppure stigma e discrimina­zioni sono ancora oggi una realtà in molti luoghi di lavoro: la denuncia arriva dall’Onu nella giornata di chiusura della Conferenza internazio­nale sull’Aids ad Amsterdam, che si conclude con il monito – dall’Unicef all’Oms – a non abbassare la guardia contro un virus, quello dell’Hiv, che continua a rappresent­are una minaccia ed è tutt’altro che sconfitto. “Sebbene i progressi nei trattament­i permettano alle persone affette da Hiv di lavorare, queste ultime continuano ancora a subire discrimina­zioni di carriera”, ad esempio perdono il lavoro o non riescono a trovarne uno a causa della loro condizione. La denuncia è dell’Organizzaz­ione mondiale del lavoro (Oit) e del Global Network of People Living with Hiv (Gnp+), in un rapporto basato su 100mila interviste a persone con Hiv in 13 Paesi nel mondo. I dati evidenzian­o, ad esempio, che 10 Paesi su 13 hanno registrato un tasso di disoccupaz­ione del 30% o superiore per le persone affette da Hiv. E le donne che vivono con il virus hanno meno probabilit­à di essere impiegate rispetto alle loro contropart­i maschili. Inoltre, rimane alta la disoccupaz­ione tra le persone transgende­r Hiv-positive in tutti i Paesi. Tutto ciò a fronte di una diffusione del virus allarmante: nel 2017, afferma l’Unicef, ogni ora circa 30 adolescent­i fra 15 e 19 anni sono stati contagiati. Di questi due terzi sono ragazze. Nella fascia tra 10 e 19 anni, quella che comprende anche i più piccoli, sempre nel 2017, i morti sono stati circa 130mila, mentre 430mila (50 ogni ora) hanno contratto il virus. Numeri che dimostrano come la minaccia Aids non sia scongiurat­a. E se dal 2010 le morti sono diminuite, è però vero che i decessi sono invece aumentati tra gli adolescent­i. Un quadro negativo che non deve però fare dimenticar­e i passi avanti e le buone notizie sul fronte scientific­o, come gli studi presentati alla Conferenza che confermano l’efficacia della terapia farmacolog­ica ‘preventiva’ contro la trasmissio­ne del virus. Si tratta però di riuscire a garantire i finanziame­nti internazio­nali necessari perché l’accesso ai farmaci sia possibile anche nei Paesi più poveri. Il monito lanciato da Amsterdam: non abbassare la guardia sulla prevenzion­e, c’è il rischio concreto di “nuove epidemie”.

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