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Twitter crolla, mentre Amazon vola

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New York – Twitter dopo Facebook. La società che cinguetta lancia l’allarme follower e crolla a Wall Street, arrivando a perdere il 20%. Un tonfo, quello di ieri, che segue quello di Facebook, che giovedì ha bruciato una capitalizz­azione di mercato superiore all’intera Goldman Sachs. E che mostra le difficoltà dei social media a districars­i fra le fake news, i falsi account, le nuove norme sulla protezione della sfera privata e soprattutt­o la loro fatica ad affermarsi fra i giovanissi­mi, che li consideran­o già obsoleti e guardano oltre. Alla crisi di Facebook e Twitter si accompagna il successo di Amazon, Google e Netflix, uscite indenni dai vari scandali che hanno travolto le due piattaform­e social, finite nel mirino di consumator­i e della politica per i dati e per le interferen­ze nelle elezioni. A questo si aggiunge l’appeal che Amazon, Google e Netflix esercitano sulle nuove generazion­i – che guardano la television­e in streaming e acquistano online – e sugli investitor­i, che ne lodano un modello di business più solido e al riparo soprattutt­o in termini di protezione della sfera privata. Non fermano la corsa di Amazon neanche i ripetuti attacchi del presidente degli Usa Donald Trump: il colosso di Jeff Bezos chiude il secondo trimestre con utili in crescita a 2,53 miliardi di dollari, 197 milioni in più rispetto a un anno fa. Le entrate sono invece aumentate 52,89 miliardi di dollari, un po’ meno dei 53,41 miliardi previsti. Il balzo degli utili è guidato, come accaduto negli ultimi trimestri, soprattutt­o da servizi come il ‘cloud computing’, i servizi forniti ai venditori sul sito e la pubblicità. Nonostante sia la preferita da Trump per parlare agli statuniten­si, Twitter invece delude. Il secondo trimestre si chiude con un utile netto di 100,1 milioni di dollari su ricavi in crescita del 24% a 711 milioni, sopra le attese degli analisti. Ma il numero degli utenti attivi mensili scende a 355, un milione in meno rispetto ai tre mesi precedenti ma in aumento del 2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un calo che la società spiega con gli sforzi di ripulire la piattaform­a, le più stringenti regole europee sulla privacy e le modifiche introdotte nell’uso del social media.

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