Cantone che vai, procedure che trovi
Nel caso di Monte Carasso, la procura ha ordinato l’autopsia, ma non sempre succede così. Tony Fracasso spiega.
Quale procedura seguono gli inquirenti di fronte a una scena di presunto suicidio?
L’ufficiale di polizia che coordina le indagini sul posto può decidere di far intervenire un medico legale per un’ispezione. Se non è lui stesso a decidere di farlo intervenire, la decisione finale spetta al procuratore pubblico. In seguito, qualora l’ispezione legale effettuata sul luogo della morte non fosse sufficiente, è possibile ordinare ulteriori accertamenti: l’esame esterno del corpo da effettuare in istituto e poi l’autopsia.
Poiché l’autopsia è l’unico esame che può determinare anche la causa della morte, non sarebbe necessario farla in tutti i casi di sospetto suicidio?
Dipende dalle situazioni e dalle informazioni a disposizione. In certi casi particolari il procuratore pubblico può decidere di non richiedere l’intervento del medico legale, per esempio se il suicidio viene filmato o ci sono dei testimoni oculari. Quando faccio delle lezioni ai magistrati si discute spesso dell’intervento del medico legale nei casi di suicidio. Alcuni cantoni non lo fanno quasi mai, in altri come Ginevra la politica è di farlo il più possibile. Non tutti sposano la stessa attitudine.
Sono molti i casi di apparente suicidio in cui in realtà c’è stato l’intervento di terzi?
Ce ne sono pochi ma è difficile dare delle cifre poiché il metodo d’indagine cambia da un cantone all’altro, da una nazione all’altra. La tendenza moderna, per una questione di costi, è di non indagare su tutti i suicidi: se la scena è abbastanza chiara e ci sono già degli elementi non si chiede l’intervento del medico legale. Non intervenendo sistematicamente è dunque difficile avere delle statistiche. Di casi però se ne verificano e ogni tanto vengono a galla dopo che l’autore confessa o se il medico legale vede cose difficilmente compatibili con l’ipotesi iniziale.