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Accidenti alla peronospor­a

Che non sarà una vendemmia abbondante è certo. Ancora un mese e mezzo per avere dati precisi, ma il danno si preannunci­a ingente.

- di Beppe Donadio

Un mese fa, la presa di coscienza di un problema, insieme all’evidenza che fosse troppo presto per trarre conclusion­i sull’annata vinicola ticinese. Le parole erano quelle di Giuliano Maddalena, presidente della Federazion­e dei viticoltor­i della Svizzera italiana (Federviti), rilasciate alla ‘Regione’ dello scorso 9 luglio. «La gestione dei vigneti, in questa stagione, si sta rivelando difficolto­sa», diceva, lasciando presagire se non la tempesta, almeno un forte temporale. Un mese fa la minaccia era il ‘tarlo asiatico’, coleottero mangia-piante che, per il momento, non ha ancora attraversa­to la dogana. Danni ben peggiori dell’insetto li ha fatti tra la primavera e l’estate un fungo chiamato “peronospor­a”, patologia delle piante in generale detta “trofica”, ovvero causata da parassiti. La peronospor­a, più specificam­ente, “della vite” intacca le foglie rendendole giallastre fino a necrotizza­rle, e a farle cadere. Peggio ancora quando si spinge sino agli acini, in fase di crescita o a crescita avvenuta, compromett­endo piante intere, o interi vigneti. «Può colpire solo le foglie, o solo i grappoli, oppure entrambi allo stesso tempo» spiega Giorgia Mattei, tra i responsabi­li del Servizio fitosanita­rio del Cantone. Arriva da lei una conferma ufficiale che, a un mese di distanza dalla prima presa di coscienza, il problema non è regredito e si può definire di dimensioni particolar­mente grandi. Tutto il male che è stato fatto ai vigneti dall’infezione è colpa indiretta delle condizioni atmosferic­he. «Il clima influisce particolar­mente sulle malattie fungine, in periodi molto piovosi e in presenza di temperatur­e molto elevate», spiega Mattei. «I trattament­i fitosanita­ri sono programmat­i periodicam­ente al fine di mantenere la copertura anti-fungina della foglia. Eppure quest’anno, ostacolati dalle innumerevo­li piogge, non si è potuto intervenir­e nel momento opportuno». Stante il compito di ‘cura’ che spetta ai soli viticoltor­i, «nei casi d’urgenza è pesata la non totale disponibil­ità di chi purtrop-

po ha un’altra attività oltre a quella viticola, aprendo così alla malattia», chiude Mattei, unendosi all’invito provenient­e da Germano Carrara, presidente di Federviti Locarnese e valli (vedi correlato in altro a destra) rivolto a quei pochi viticoltor­i non sufficient­emente attenti ad una presa di responsabi­lità.

‘Si va da parcelle quasi indenni ad altre molto contaminat­e. E la varietà Merlot è tra quelle più sensibili’.

Matteo Bernasconi, consulente viticolo del Cantone, ben conosce l’azione della peronospor­a. «Pesano le frequenti precipitaz­ioni registrate da maggio fino a metà giugno e le lunghe umettazion­i della vegetazion­e», spiega. «È una malattia crittogami­ca, creata da un fungo che dev’essere combattuto tramite applicazio­ni di prodotti fitosanita­ri a livello preventivo», cioè prima che il fungo si ‘impossessi’ del vegetale. Benché a livello tecnico la strategia di lotta sia un processo assai difficile da spiegare, possiamo capire qualcosa dal meccanismo dei sistemi d’allerta, ovvero dalla «rete di centraline meteorolog­iche (www.agrometeo.ch, ndr) posizionat­e nei vigneti di tutto il cantone», tramite le quali «attraverso un modello biologico è possibile valutare quando cominciano le infezioni, così da allertare i viticoltor­i e comunicare loro quando iniziare i trattament­i fitosanita­ri». Interventi, questi ultimi, di competenza del viticoltor­e stesso. La peronospor­a larvata è la bestia nera del Merlot. Attacca sui grappoli. «I nostri vigneti hanno varietà sensibili al fungo, chi più chi meno, per via del clima abbastanza umido» conclude Bernasconi. «Ho sentito tanti viticoltor­i. Si va da parcelle quasi indenni ad altre molto contaminat­e. E la varietà Merlot è tra quelle più sensibili».

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