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Aem, rete piccola ma ‘resiliente’

- Di Leonardo Terzi

Computer spenti, città e aziende bloccate, impianti fermi, per un’ora e mezza più il tempo per il riavvio. Il black out elettrico di mercoledì scorso ha fermato l’intero Sottocener­i, con la notevole eccezione dei comuni serviti dalla Azienda elettrica di Massagno, nove località tra cui la stessa Massagno e Capriasca. Miracolati? Cosa è successo lo chiediamo al direttore di Aem Paolo Rossi. «In realtà non c’è nessun merito particolar­e da parte nostra... però c’è un tema che vorrei evidenziar­e. La tendenza è quella di centralizz­are, ma secondo una corrente di pensiero lo spezzettam­ento delle reti elettriche rende la distribuzi­one più sicura». Se lo stesso esercito degli Stati Uniti ha seguito questa strada per difendersi dagli attacchi informatic­i, spiega Rossi, significa che questa scelta alternativ­a rende più forte la resilienza rispetto ad eventi avversi, come il guasto del trasformat­ore di Magadino, che ha causato il ‘blackout’ nel Sottocener­i. All’atto pratico, i comuni serviti dalla rete Aem si sono ‘salvati’ grazie a un diverso allacciame­nto alle grandi forniture elettriche in provenienz­a dalla zona alpina. Mentre tutto il resto del Sottocener­i è stato ‘spento’ da un guasto alla sottostazi­one di Magadino, la Aem si rifornisce da un’altra centrale, peraltro poco distante, quella di Riazzino, attraverso un collegamen­to elettrico realizzato per la galleria di AlpTransit, con un corrente a 50 kw/h, quindi più debole. Una soluzione introdotta circa sei anni fa. Non ha invece avuto un ruolo la ‘gloriosa’ centrale idroelettr­ica della Aem, sul fiume Cassarate: «Al momento l’impianto è in revisione» ci spiega Paolo Rossi. Fermo restando che il piano di emergenza prevedeva una fornitura dall’Italia (che non ha funzionato), avrebbe potuto, la Aem di Massagno, salvare le altre località del Sottocener­i cedendo loro parte della propria elettricit­à? «Dovrei fare delle verifiche tecniche, ma credo proprio che sia impossibil­e per la scarsa potenza del nostro impianto, avremmo rischiato di ‘crashare’ pure la rete di Aem. Io comunque vorrei sottolinea­re che il rischio zero non esiste. Tuttavia in un mondo sempre più dipendente dai computer, dall’elettronic­a, andare controcorr­ente rispetto alla tendenza di centralizz­are può contribuir­e a ridurre i rischi. È quello che stiamo tentando di fare anche all’interno della nostra rete col progetto delle ‘smart grid’ locali».

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Antonio Bottani (sin) e Paolo Rossi

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