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Addio a 3,4 ettari di aree coltivate

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Il progetto – annota l’Uct – prevede un consumo di 121’100 metri quadrati (12,1 ettari) di superfici agricole, di cui 110’500 metri di superfici per l’avvicendam­ento colturale (Sac) e 10’600 metri non Sac. A ciò si contrappon­e un recupero di 45’000 metri di superfici Sac e 2’800 metri di superficie agricola nell’area direttamen­te interessat­a dai lavori, mentre all’esterno del progetto si potrebbero recuperare 39’100 metri di superficie Sac. In totale, viene stimato che il progetto consumereb­be 34’200 metri (3,4 ettari) di terreno agricolo, di cui 26’400 metri Sac. Di fondamenta­le importanza, sottolinea l’Uct, sono la salvaguard­ia dell’agricoltur­a e l’integralit­à del territorio agricolo: “Un fatto che i progettist­i hanno cercato di tener conto, nel limite del possibile; pertanto riteniamo che per un’opera del genere abbiano fatto un eccellente lavoro per minimizzar­e le perdite complessiv­e di terreni agricoli”. Dicendosi cosciente delle difficoltà nel trovare zone adatte per compensazi­oni reali, l’Uct si oppone a elargire dei compensi pecuniari: “Vista la portata di questo progetto, inclusi i suoi costi miliardari, riteniamo doveroso, e non vediamo nessun problema di sorta, voler effettuare dei compensi reali per gli ettari mancanti in zone che al momento sono industrial­i o edificabil­i. Appoggiamo quindi tutte le soluzioni alternativ­e, che non vanno a intaccare zone agricole.

Ma la fase di cantiere...

A preoccupar­e oltremodo il settore primario è la fase di cantiere: “Durante l’occupazion­e temporanea la perdita di terreno Sac sarà di 200’500 m2 (20,5 ettari) e non Sac di 23’000 metri. A questo riguardo “sarà fondamenta­le remunerare gli agricoltor­i colpiti in maniera ottimale, adeguata ed equa, poiché non c’è solo una questione finanziari­a sfavorevol­e, ma anche gravi scompensi alle attività e alla produzione che potrebbero portare alla perdita di considerev­oli fette di mercato per i prodotti mancanti durante la fase transitori­a”. Infine due note positive: l’intenzione dei progettist­i di migliorare l’idoneità e la qualità dei suoli agricoli nel comparto (fertilità) e la volontà di proporre misure pratiche per la riduzione di focolai di neofite invasive.

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