Il casinò non riaprirà
Doccia fredda su Campione d’Italia: la casa da gioco resterà chiusa a tempo indeterminato I curatori fallimentari hanno escluso anche un esercizio provvisorio: lo vieta la legge. Mistero per ora su una futura gestione della struttura e su un suo rilancio.
Non ci sarà un esercizio provvisorio del Casinò di Campione d’Italia, dichiarato fallito giovedì scorso. La riapertura della casa da gioco si allontana, anche perché si è in presenza di problematiche giuridiche che rendono sempre più ingarbugliata una matassa, apparsa sin da subito inestricabile. Sono, quindi, andate deluse le attese dei quasi cinquecento dipendenti della casa da gioco e dell’intera comunità campionese che dall’incontro di ieri mattina fra il giudice delegato Petronzi e i tre curatori, speravano che potesse uscire l’esercizio provvisorio, nella consapevolezza che una prolungata chiusura del casinò avrà pesanti effetti negativi sul futuro dell’enclave. Per evitare incomprensioni i curatori – su indicazioni del giudice – hanno affidato a un comunicato inviato all’Ansa i motivi per i quali il casinò non riaprirà (“per ragioni di carattere giuridico, prima ancora che di carattere economico”). C’è anche da aggiungere, e questo non sta scritto nel comunicato stampa, che se i curatori avessero deciso di gestire il casinò sarebbero andati incontro a rischi pesantissimi, in quanto per legge avrebbero dovuto rispondere personalmente di eventuali danni registrati durante l’esercizio provvisorio. A rendere inestricabile la matassa anche il fatto che in futuro il Comune non potrà tornare a gestire il casinò, come sottolineano i curatori sostenendo che “va inoltre considerato che la legge Madia del 2016 vieta alle pubbliche amministrazioni, nei 5 anni successivi alla dichiarazione di fallimento di una società a controllo pubblico, di costituire nuove società o di acquisire o mantenere partecipazioni che gestiscono i medesimi servizi della società fallita”. Se non il Comune, e men che meno i curatori, chi potrà in futuro gestire la casa da gioco dell’enclave? Considerato che la chiusura del casinò, oltre a evidenti problemi di natura sociale (sono in ballo seicento posti di lavoro), potrebbe farne sorgere anche di ordine pubblico, si ha notizia di numerose telefonate fra Como (Prefettura) e Roma (ministeri dell’Interno, Finanze e Lavoro). La soluzione sembra essere quella di un Commissario prefettizio, come è già stato in passato. Solo che allora non ci fu un fallimento.
I dipendenti hanno ricevuto lo stipendio di luglio
Intanto, ai dipendenti del casinò ieri è stato pagato lo stipendio di luglio, mentre i comunali continuano a lavorare a costo zero da ormai sei mesi.