Via al programma, Berset illustra la politica culturale
Alain Berset ha illustrato ieri le strategie della Confederazione per il futuro Più scambi e più coesione, più sostegno alla cultura in quanto motore di innovazione, più partecipazione e più qualità in ciò che costruiamo. Il prossimo messaggio 2021-24 si
Se è vero che con la cultura si mangia e magari si cresce, la cultura non può dormire mai. Così, ieri a Locarno, con tutto l’ottimismo di cui deve essere fornito un ministro dell’Interno, Alain Berset si è proiettato nel futuro, 2021-24, indicando i cardini del prossimo messaggio sulla cultura. Gli «assi strategici» della politica culturale svizzera, come li definisce il consigliere federale saranno l’accesso alla cultura, la cultura di una costruzione di qualità, la coesione sociale, il sostegno alla creazione e l’innovazione. Partiamo dalla coesione sociale, obiettivo, necessità o miraggio secolare che ci riguarda direttamente in quanto minoranza linguistica e culturale. Se da un lato Berset vede come meno urgente il dibattito sulla difesa dell’italiano in Svizzera – dato che «Cantoni e popolazione hanno confermato a più riprese il loro legame con le lingue nazionali», introducendo in alcuni casi la possibilità della maturità bilingue – dall’altro occorre porre rimedio a una mancanza politica decennale.
L’epoca della mobilità: più scambi culturali e linguistici
Come spiegato da Isabelle Chassot, direttrice dell’Ufficio federale della cultura, la strategia, in collaborazione con i Cantoni, è quella di favorire gli scambi linguistici e culturali. L’obiettivo ambi- zioso è di «garantire ad ogni alunno svizzero l’accesso a questa mobilità negli anni della formazione scolastica». Insomma, rispetto al passato giovani e docenti devono potersi muovere di più, entrare in contatto con le diversità di cui si compone questo Paese, un «elemento essenziale ai fini della coesione sociale». Passiamo alla cultura in quanto «motore di innovazione» che dà lavoro a 275mila persone, per un «valore aggiunto» di 22 miliardi di franchi. Secondo Berset, è questo un potenziale in cui investire ulteriormente, cercando «nuove forme di cooperazione fra cultura ed economia, in particolare per quanto riguarda la digitalizzazione». Per riuscirci, però – e qui viene fuori il socialista (democratico e un tantino visionario) – «non si può prescindere dalla partecipazione di tutti alla vita culturale: deve essere garantito a tutti l’accesso passivo e attivo alla cultura, è una priorità politica». Un «lavoro di sensibilizzazione» su più livelli, ci ha spiegato Isabelle Chassot, coinvolgendo anzitutto fondazioni e istituzioni culturali, «per dare alla popolazione le chiavi con cui comprendere meglio il mondo in cui viviamo».
Contro speculazione e bruttezza:
per un’architettura di qualità
C’è poi un altro punto, suggestivo quanto sfuggente, anticipato mesi fa dalla Dichiarazione di Davos sottoscritta dai ministri della Cultura europei, nell’Anno del patrimonio culturale e della vittoria svizzera del Leone d’oro alla Biennale di Venezia. In un’epoca di speculazioni feroci che deteriorano il patrimonio architettonico e abbassano la qualità del costruito, come vediamo in Ticino, la Confederazione vuole varare misure concrete ai fini della difesa di una «cultura della costruzione di qualità». Un obiettivo, anche questo, da raggiungere con la collaborazione dei Cantoni, e con una serie di «misure concrete» che saranno indicate nel messaggio
2021-24. Ecco, quali misure? Isabelle Chassot: «Oggi assistiamo a una banalizzazione dei paesaggi costruiti. Io attraverso spesso il Paese in treno e mi rattrista constatare una perdita di “savoir faire” nella costruzione. Abbiamo dunque deciso di riunire in una strategia l’insieme degli attori della Confederazione che sono costruttori, che sostengono le costruzioni e che sono responsabili della formazione in questo campo. È importante iniziare a riflettere su vedute più ampie, considerando come patrimonio non solo ciò che abbiamo ereditato dal passato ma anche le costruzioni di domani, perché l’ambiente in cui viviamo ci influenza. La Confederazione si mette quindi in gioco come costruttore, come pianificatore e come formatore».