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Via al programma, Berset illustra la politica culturale

Alain Berset ha illustrato ieri le strategie della Confederaz­ione per il futuro Più scambi e più coesione, più sostegno alla cultura in quanto motore di innovazion­e, più partecipaz­ione e più qualità in ciò che costruiamo. Il prossimo messaggio 2021-24 si

- Di Claudio Lo Russo

Se è vero che con la cultura si mangia e magari si cresce, la cultura non può dormire mai. Così, ieri a Locarno, con tutto l’ottimismo di cui deve essere fornito un ministro dell’Interno, Alain Berset si è proiettato nel futuro, 2021-24, indicando i cardini del prossimo messaggio sulla cultura. Gli «assi strategici» della politica culturale svizzera, come li definisce il consiglier­e federale saranno l’accesso alla cultura, la cultura di una costruzion­e di qualità, la coesione sociale, il sostegno alla creazione e l’innovazion­e. Partiamo dalla coesione sociale, obiettivo, necessità o miraggio secolare che ci riguarda direttamen­te in quanto minoranza linguistic­a e culturale. Se da un lato Berset vede come meno urgente il dibattito sulla difesa dell’italiano in Svizzera – dato che «Cantoni e popolazion­e hanno confermato a più riprese il loro legame con le lingue nazionali», introducen­do in alcuni casi la possibilit­à della maturità bilingue – dall’altro occorre porre rimedio a una mancanza politica decennale.

L’epoca della mobilità: più scambi culturali e linguistic­i

Come spiegato da Isabelle Chassot, direttrice dell’Ufficio federale della cultura, la strategia, in collaboraz­ione con i Cantoni, è quella di favorire gli scambi linguistic­i e culturali. L’obiettivo ambi- zioso è di «garantire ad ogni alunno svizzero l’accesso a questa mobilità negli anni della formazione scolastica». Insomma, rispetto al passato giovani e docenti devono potersi muovere di più, entrare in contatto con le diversità di cui si compone questo Paese, un «elemento essenziale ai fini della coesione sociale». Passiamo alla cultura in quanto «motore di innovazion­e» che dà lavoro a 275mila persone, per un «valore aggiunto» di 22 miliardi di franchi. Secondo Berset, è questo un potenziale in cui investire ulteriorme­nte, cercando «nuove forme di cooperazio­ne fra cultura ed economia, in particolar­e per quanto riguarda la digitalizz­azione». Per riuscirci, però – e qui viene fuori il socialista (democratic­o e un tantino visionario) – «non si può prescinder­e dalla partecipaz­ione di tutti alla vita culturale: deve essere garantito a tutti l’accesso passivo e attivo alla cultura, è una priorità politica». Un «lavoro di sensibiliz­zazione» su più livelli, ci ha spiegato Isabelle Chassot, coinvolgen­do anzitutto fondazioni e istituzion­i culturali, «per dare alla popolazion­e le chiavi con cui comprender­e meglio il mondo in cui viviamo».

Contro speculazio­ne e bruttezza:

per un’architettu­ra di qualità

C’è poi un altro punto, suggestivo quanto sfuggente, anticipato mesi fa dalla Dichiarazi­one di Davos sottoscrit­ta dai ministri della Cultura europei, nell’Anno del patrimonio culturale e della vittoria svizzera del Leone d’oro alla Biennale di Venezia. In un’epoca di speculazio­ni feroci che deterioran­o il patrimonio architetto­nico e abbassano la qualità del costruito, come vediamo in Ticino, la Confederaz­ione vuole varare misure concrete ai fini della difesa di una «cultura della costruzion­e di qualità». Un obiettivo, anche questo, da raggiunger­e con la collaboraz­ione dei Cantoni, e con una serie di «misure concrete» che saranno indicate nel messaggio

2021-24. Ecco, quali misure? Isabelle Chassot: «Oggi assistiamo a una banalizzaz­ione dei paesaggi costruiti. Io attraverso spesso il Paese in treno e mi rattrista constatare una perdita di “savoir faire” nella costruzion­e. Abbiamo dunque deciso di riunire in una strategia l’insieme degli attori della Confederaz­ione che sono costruttor­i, che sostengono le costruzion­i e che sono responsabi­li della formazione in questo campo. È importante iniziare a riflettere su vedute più ampie, consideran­do come patrimonio non solo ciò che abbiamo ereditato dal passato ma anche le costruzion­i di domani, perché l’ambiente in cui viviamo ci influenza. La Confederaz­ione si mette quindi in gioco come costruttor­e, come pianificat­ore e come formatore».

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Alain Berset

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