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Dalla prima tessera a Tokyo 2020: ‘Ora sì, ci devo pensare’

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Scherzando­ci su, si potrebbe dire che, in fondo, numero uno Michele Niggeler lo fosse già prima di diventare campione del mondo. Siccome la primissima tessera emessa dalla Lugano Scherma, società che ha visto la luce esattament­e dieci anni fa, è proprio quella che porta il suo nome. «Il primo contatto con il Ticino, con Lugano, l’ho avuto da piccolino – racconta Michele, nato a Bergamo (racconta) «da mamma italiana e padre bernese» –. C’era ancora la vecchia palestra, quindi era prima che nascesse la Lugano Scherma a cui mi sono poi aggregato. E in quel gruppo sono cresciuto, facendo parecchie gare tra cui i campionati svizzeri, ma mantenendo però la base in Italia. Una situazione che, curiosamen­te, ora si è un po’ invertita, visto che molti ragazzi di Lugano vengono ad allenarsi a Milano, dove c’è un gruppo fortissimo di spadisti, tra cui gli italiani che abbiamo sconfitto proprio in Cina». E da noi c’è una sola arma, ed è la spada: «Pensando al bacino ristretto di praticanti, ciò fa sì che il panorama non venga frammentat­o. In uno sport che negli ultimi anni è tra quelli che ha regalato alla Svizzera il maggior numero di medaglie, risultati che hanno promosso la scherma a disciplina di categoria uno nella gerarchia di Swiss Olympic, come lo sci o l’hockey. Ed è merito del grosso lavoro svolto dalla Federazion­e: un cambiament­o radicale a livello di mentalità ma pure di organizzaz­ione, che ho potuto vivere io stesso in questi anni». Culminato con un oro cinese che il tuo compagno Max Heinzer, in un’intervista degli scorsi giorni, aveva definito sì inatteso, ma non eclatante. «Ciò che so, è che al di là del risultato abbiamo dimostrato cosa siamo in grado di fare se ci crediamo e se siamo tutti sul pezzo: a quel punto, nessun avversario è imbattibil­e. Lo dico pensando ai Giochi». Neppure finiti i Mondiali e già stai pensando a Tokyo? «A questo punto, devo (ride, ndr). Ma a dire il vero io l’ho sempre detto, che il Mondiale da vincere sarebbe stato quello dell’anno prossimo (a Budapest, ndr), perché è quello più importante nell’ottica della qualificaz­ione olimpica». C.S.

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L’urlo di ‘Michi’

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