Stupore a Magadino: ‘Eppure sono mezzi sicuri’
Il giorno dopo la tragedia, la sensazione regnante all’Aeroporto di Locarno è di meraviglia. Il velivolo atterrato di venerdì e ripartito di sabato è uno dei frequenti voli della Ju-Air che, pur non regolarmente, planano su Magadino col proprio carico di passeggeri, per voli nostalgici su mezzi altrettanto nostalgici. «I fatti sono accaduti fuori cantone, lontano da qui. Non siamo stati direttamente coinvolti, seguiamo l’evolversi della vicenda», dice il capo campo Paride Paglia, confermando che «non vi è stato nulla di rilevabile, né in arrivo, né in partenza». La Ju-Air, da queste parti, è conosciuta come una compagnia seria, la qualità del personale elevata. Il velivolo è immatricolato in Svizzera, garanzia di serietà e rispetto dei requisiti richiesti in questo campo. Tra i professionisti di Magadino è idea comune che per un trasporto del genere nessuno metta in aria qualcosa che non sia conforme alle regole e alla sicurezza; che le cause non necessariamente stanno nell’anno di costruzione del mezzo; infine, perché si verifichi un incidente, i fattori che si devono allineare sono molti. Ed è proprio l’esperienza dei piloti che guidano questa tipologia di aerei, provenienti generalmente dal settore militare, a lasciare in molti nella quasi totale incredulità. Sulle cause della tragedia gli inquirenti non escludono alcuna pista, come ha sostenuto Daniel Knecht del Sisi, il Servizio d’inchiesta svizzero sulla sicurezza chiamato a indagare su incidenti nel settore dei trasporti (vedi a pagina 2). Nella conferenza stampa indetta nel primo pomeriggio di ieri dalla Polizia cantonale grigionese e dal Sisi si è accennato pure alla situazione meteorologica di questi giorni. Anche se il grande caldo, è stato precisato, non può essere ritenuto la principale causa di un incidente aereo. «Un pilota – dice, interpellato dalla ‘Regione’, il responsabile di MeteoSvizzera Locarno Marco Gaia – deve evidentemente tener conto delle condizioni meteorologiche e adattare quindi ad esse la tecnica di volo. Dal punto di vista della fisica dell’atmosfera, infatti, volare nell’aria calda e volare in quella fredda non è la stessa cosa». Quando l’aria è calda, prosegue Gaia, «la portanza, cioè la forza che tiene in volo l’aereo, è – a parità di altre condizioni – inferiore e le prestazioni di alcuni velivoli possono risentirne. Un pilota sa della differenza che c’è tra il viaggiare nell’aria calda e il muoversi nell’aria fredda e pertanto adegua la tecnica di volo». Per il responsabile di MeteoSvizzera Locarno, è dunque «azzardato allo stato attuale delle indagini esprimersi sul possibile ruolo avuto dalle elevate temperature dell’aria. Attendiamo gli sviluppi degli accertamenti». E poiché non si esclude nessuna pista, gli inquirenti esamineranno verosimilmente anche la situazione meteo nella zona al momento del crash. Spiega Gaia: «Il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni dispone di un’équipe specializzata nelle inchieste sulle cause degli incidenti. A Zurigo nella sede centrale di MeteoSvizzera opera un gruppo di nostri colleghi a sua volta specializzato, in caso di incidenti aviatori, nella preparazione dei vari dati meteorologici affinché da questi gli inquirenti possano estrapolare tutte le informazioni necessarie».