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La legge del successo

Incontro con Meg Ryan, sabato mattina a Locarno

- Di Claudio Lo Russo

Sorridente, disponibil­e, sorpresa di tanta attenzione. Dal finto orgasmo a Tom Hanks, l’attrice ha ripercorso la sua carriera e la sua scoperta del cinema: ‘Non ne sapevo niente, ho scelto la verità’.

La domanda più bella, al solito, è arrivata dal pubblico, senza ironia: “Sei così naturale, come ci riesci?”. In effetti, malgrado abbia progressiv­amente mutato fisionomia, anche oggi, a 57 anni, Meg Ryan conserva qualcosa di quella luce che negli anni 90 l’ha resa una delle star di Hollywood, la protagonis­ta di ‘Harry ti presento Sally’, ‘Insonnia d’amore’ o ‘C’è posta per te’, la Fidanzata d’America, soprannome assegnatol­e non senza un certo malcelato disprezzo per i suoi ruoli romantici e l’archetipo che incarnava. Eppure, sabato mattina, mentre incontrava il pubblico, qualcuno è riuscito a ritrovare quella naturalezz­a. Fa parte di lei o l’ha appresa in qualche modo? «Arrivavo da altri studi, ma anch’io ho seguito qualche corso di recitazion­e. Però, quello che ho imparato è che davanti alla camera è meglio dire la verità, diciamo che è stato un istinto». Forse suggerito da George Cukor, il primo regista con cui ha lavorato dopo aver girato alcuni spot, mentre studiava giornalism­o: «Non recitate!, ci ripeteva. Io non sapevo recitare, non sapevo niente del cinema».

Ormai incarnavo un archetipo e non si scherza con gli archetipi, non senza chiedere il permesso

In un tragitto un tantino nostalgico in un passato che non ritorna – «Mi sembra trascorso un milione di anni» – un’altra domanda dal pubblico, ricordando la sua amicizia decennale con Tom Hanks: che cosa ricorda di lui e dei partner con cui ha recitato? «Tom non ti sorprende, nel senso che è proprio come te lo immagini: simpatico, scherzoso, curioso, sempre aperto verso il mondo. Sono stata for- tunata, ho lavorato con tanti uomini fantastici e non ho mai avuto cattive esperienze con loro». Insomma, #Metoo non la riguarda, almeno direttamen­te. Dopo una soap opera, alcuni ruoli e un paio di scene in ‘Top Gun’ («Tony Scott mi ha detto: ‘Devi essere felice’. E il giorno dopo: ‘Oggi triste’»), il grande successo con ‘Harry ti presento Sally’, quando era diventata una «profession­ista dei provini»... E quella scena, il celeberrim­o (finto) orgasmo davanti a Billy Cristal al tavolo di un ristorante: «Inizialmen­te era pensata come un dialogo su come le donne fingono l’orgasmo. E io mi sono messa nei guai da sola, proponendo che Sally fingesse davvero... Ricordo che Bob Reyner, il regista, quel giorno era un po’ teso, sul set c’era sua moglie, la signora che dice ‘Prendo lo stesso della signorina’. Anche mia figlia, quando ha visto il film, credo che per un po’ si sia chiesta che cosa facesse sua mamma... Il fatto è che sono tanti fattori a costruire il momento comico, la commedia ha qualcosa di spontaneo ma anche di matematico. E qui sta il bello della collaboraz­ione sul set, è davvero un lavoro collettivo». Poi è arrivato ‘Sleapless in Seattle’ (Insonnia d’amore), uno dei suoi massimi successi, con Tom Hanks e la regia di Nora Ephron: «Mentre lo giravamo ero già madre, mio figlio aveva pochi mesi. Essere madre può aiutarti in questo lavoro, vivi un’empatia profonda con un altro essere umano che ti aiuta a entrare in contatto con il mondo». Lo star system può beatificar­ti, ma con crudeltà. E una prima svolta, per sottrarsi allo stereotipo di Fidanzata, arriva con ‘Amarsi’, nel ruolo di una madre alcolista: «Ci sono momenti in cui arte e vita si fondono, e recitare diventa catartico. Quel film mi ha aiutato a essere empatica con mio marito, che stava facendo un percorso di disintossi­cazione». La rottura definitiva con la sua immagine arriva però nel 2003, con ‘In the Cut’, thriller erotico di Jane Campion: «A molti non è piaciuto che lo abbia fatto. Ormai incarnavo un archetipo e non si scherza con gli archetipi, non senza chiedere il permesso». Infatti, non glielo hanno perdonato.

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Meg Ryan

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