laRegione

Cure oncologich­e non rimborsate: ‘Casi in aumento?’

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“Il Consiglio di Stato è a conoscenza di casi in cui delle casse malati rifiutano il rimborso di trattament­i in ambito oncologico e/o in altri ambiti riconosciu­ti a livello europeo e prescritti da medici specialist­i? Il Consiglio di Stato ha constatato un aumento dei casi in cui il rimborso di trattament­i e/o di terapie salvavita viene respinto dalle casse malati benché siano stati prescritti da medici specialist­i? Quali strumenti legali possiede il Consiglio di Stato per intervenir­e? Come intende il Consiglio di Stato agire affinché questi spiacevoli episodi non avvengano in futuro? Intende il Consiglio di Stato intervenir­e tramite la deputazion­e ticinese alle Camere federali per evitare che situazioni simili non vengano a riproporsi in futuro?”. Sono queste le domande poste dai deputati Henrik Bang (Ps), Giorgio Fonio (Ppd), Ivano Lurati (Lega), Fiorenzo Dadò (Ppd) e Tiziano Galeazzi (LaDestra) nella annunciata interrogaz­ione al governo sul caso – sollevato dalla ‘Regione’ – del rifiuto della cassa malati di rimborsare il costo della terapia anti-recidiva a un dodicenne. Decisione poi rivista dall’assicurazi­one a seguito del ‘pressing’ mediatico generato dalla notizia. “Già nel 2016 ad una bimba di 6 anni (cui viene diagnostic­ata, al San Giovanni di Bellinzona, una leucemia linfoblast­ica acuta) la cassa malati rifiuta di rimborsare totalmente le cure – rendono noto i deputati –. Anche in questo caso i 3’200 franchi extra li ha pagati la famiglia”. Il direttore dell’associazio­ne Cancro Infantile in Svizzera Peter Lack, aggiungono, “afferma che la discussion­e sul rimborso delle cure non va fatta sulle spalle dei giovani pazienti oncologici. Rifiutare loro terapie salvavita è più che contestabi­le dal punto di vista etico. Se i casi dovessero moltiplica­rsi, il legislator­e dovrà intervenir­e d’urgenza per garantire un accesso equo alle cure”. Nel caso del dodicenne, come si ricorderà, era stata promossa una colletta, che aveva raccolto migliaia di franchi. Il moto di solidariet­à aveva contribuit­o a far pressione sulla decisione della cassa malati. “Riteniamo tuttavia che il cittadino – concludono i deputati – non si debba sostituire ai doveri di una cassa malati e di uno Stato moderno e civile come il nostro”.

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TI-PRESS Interrogaz­ione al governo

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