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Scarti vegetali, e ora chi li ritira?

Lo stop del Tf alla Compodino preoccupa la Città aggregata che produce 6’100 tonnellate annue

- Di Marino Molinaro

Il Municipio pubblicher­à presto un bando di concorso per il triennio 2019-21: i previsti quantitati­vi supererebb­ero le capacità di raccolta delle due maggiori aziende della zona

Sta creando qualche grattacapo anche alla Città di Bellinzona la sentenza con cui lo scorso ottobre il Tribunale federale ha escluso la Compodino di Locarno, situata sul Piano di Magadino, dall’aggiudicaz­ione di un appalto triennale decisa dal Municipio di Locarno per la raccolta di scarti vegetali. Compodino, ricordiamo, ha potuto operare per 30 anni sulla base non di una regolare licenza edilizia, ma di un’autorizzaz­ione rilasciata a suo tempo dal Cantone, ciò che secondo il Tf è inaccettab­ile ledendo l’articolo 9 della Costituzio­ne federale, secondo cui oggetto di procedure di aggiudicaz­ione possono essere solo beni e prestazion­i forniti nel pieno rispetto dell’ordinament­o giuridico. Ora, per sanare il problema, il Cantone ha avviato una modifica del Puc del Parco del Piano di Magadino per spostare la Compodino più a nord, in località Pizzante, sempre in territorio di Locarno, trasforman­do un terreno agricolo in industrial­e, sul quale insediare un impianto chiuso che non emanerebbe più odori. Il prossimo passo spetta al Gran Consiglio e se tutto va bene – ma sono già annunciate varie opposizion­i – ci vorranno anni. Nel frattempo, nel Bellinzone­se si contano più aziende che raccolgono e compostano attualment­e gli scarti vegetali degli ex Comuni divenuti quartieri della nuova Città. Quelli a nord fanno capo all’azienda forestale Compul Sa di Osogna; Giubiasco alla locale Congefi Sa; Gudo alla Giordani Sa. Due ditte, in particolar­e, sono in grado di smaltire i quantitati­vi più elevati: sono la Tricomix Sa di Cadenazzo (suo il ricorso, accolto dal Tf, che ha revocato l’appalto dato dalla Città di Locarno alla Compodino dirottando­lo sulla Tricomix stessa, seconda classifica­ta nella gara di appalto) e la Leandro Guidotti Sa di Sementina che, al beneficio di regolare licenza edilizia, intende ampliarsi e ottimizzar­e l’attività anche per rispondere alle lamentele del vicinato contro gli odori.

Dubbi e ipotesi

Ora, la Città è in procinto di pubblicare per il triennio 2019-21 un bando per la raccolta di un quantitati­vo annuo di 6’100 tonnellate. Tante, se si pensa che la sola Compodino sopporta un’entrata di 10’000 tonnellate annue e che l’intero Ticino ne produce annualment­e 45/50mila. La domanda che il Dicastero opere pubbliche e ambiente (Dop) di Bellinzona si sta ponendo in questo periodo è dunque se Tricomix e Guidotti – le più vicine alla nuova Città e perciò probabilme­nte nelle condizioni di presentare le offerte più vantaggios­e – siano in grado, da sole, di rispondere alle esigenze quan- titative della nuova Bellinzona, oltre ai vari altri clienti pubblici e privati che già fanno capo alle due infrastrut­ture. Fra le ipotesi al vaglio, quella di suddivider­e il comprensor­io in lotti (sud e nord).

Base legale in vista

Alcune domande sembrano a questo punto imporsi: vi sono, nel Sopracener­i e nel resto del Ticino, altre ditte nella stessa situazione di Compodino, che rischiano cioè di non poter partecipar­e a commesse pubbliche perché non in regola con le licenze edilizie? Tricomix Sa e Guidotti Sa sono le uniche abilitate? Se no, qual è l’elenco delle ditte in possesso dei requisiti per concorrere e per quali quantitati­vi? Interpella­to dalla ‘Regione’, il Dipartimen­to del territorio rinvia alle risposte date ai vari atti parlamenta­ri nel corso degli anni e confida che la Città abbia un apparato tecnico giuridico in grado d’indirizzar­e il proprio esecutivo nella corretta direzione. Rispondend­o lo scorso marzo a un’interrogaz­ione, il governo ricordava che le imprese che ritirano gli scarti vegetali non necessitan­o di autorizzaz­ione cantonale e la loro attività è regolata solo dal profilo edilizio: “Per ovviare a questa situazione, il Piano di gestione dei rifiuti del Cantone Ticino propone l’elaborazio­ne di una base legale per imporre l’obbligo di autorizzaz­ione”. Ciò avverrà compatibil­mente con l’iter avviato in questo ambito dalla Confederaz­ione a sostegno dei Cantoni. Tempo previsto, due anni.

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TI-PRESS Il Cantone mira all’obbligo autorizzat­ivo

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