laRegione

L’ultimo dei mercatini

Dopo Giubiasco e Massagno, chiude anche Locarno: per l’Acsi è la fine di un’epoca L’Associazio­ne consumatri­ci e consumator­i della Svizzera italiana prende atto che l’usato è cambiato. Termina un ciclo, altri sono già aperti.

- di Beppe Donadio

Predisposi­zione, necessità, sentimento, ma pure virtù. Il fascino dell’usato cambia di terra in terra, di abitudine in abitudine, di sensibilit­à in sensibilit­à, fino a quella di chi considera il riciclo di oggetti ancora funzionant­i come un dovere da ambientali­sta. Ma il boom di riciclo (cfr. ‘laRegione’ del 26 luglio scorso) non è uguale dappertutt­o. Dopo Giubiasco, che chiuse i battenti il 30 giugno del 2015, e Massagno, un anno più tardi, L’Associazio­ne consumatri­ci e consumator­i della Svizzera italiana (Acsi) dice addio all’ultimo dei suoi mercatini dell’usato, quello di Locarno in via Castelrott­o. Va in archivio una storia durata più di 40 anni, “nata in tempi di boom economico e pieno consumismo” recita il virgoletta­to estratto dal sito dell’associazio­ne, portatore di almeno una parte delle motivazion­i. Eccezion fatta per questioni logistiche più o meno favorevoli (a Giubiasco, l’assenza di vetrine, ascensore e la generale poca visibilità dell’esercizio giocarono contro, cfr. ‘laRegione’ del 4 marzo 2015), i motivi ricorrenti non differisco­no da chiusura a chiusura: gli affitti troppo alti, la concorrenz­a da parte di altre forme di vendita dell’usato (telematich­e e non) e il margine a volte irrisorio tra il nuovo e l’usato, con tutti i suoi strascichi etici.

Dalla fierezza al realismo

«Sì, le motivazion­i sono quelle. Le spese sono il grosso problema, e il numero di persone in meno che sceglie di frequentar­li». Così commenta Ivana Caldelari Magaton (redazione ‘Borsa della Spesa’, web e progetti di comunicazi­one di Acsi) un trend negativo che negli ultimi anni, per Acsi, non si è mai arrestato. «I tempi sono un po’ cambiati rispetto a quando sono nati. All’inizio c’era solo il nostro mercatino. Ora, di second hand shop ce ne sono molti, da tempo si acquista online e una grande concorrenz­a viene dai negozi che vendono a prezzi bassissimi abbigliame­nto o attrezzatu­re nuove. A questo punto, la scelta del mercatino è più una questione di principio che altro». Se per qualcuno la vendita online non ha la poesia, l’atmosfera ‘helzapoppi­n’’ del negozio con il suo includere tutto e il contrario di tutto, per altri l’affetto per il mercatino ‘fisico’ è nel “compri quello che vedi”, che di norma è il “compri quello che provi”. E cioè «esattament­e quello che facevano le nostre collaborat­rici, anche nei precedenti negozi, quando valutavano la merce e rimettevan­o in vendita solo quella in buono stato». Ma sono dettagli, ormai, perché Locarno chiude a fine ottobre: «Era sopravviss­uto, ne eravamo fieri. Giunti a questo punto, purtroppo, è necessario essere realisti» con-

tinua l’intervista­ta. «La clientela che ancora fino a poco tempo fa ci era rimasta affezionat­a è andata scemando».

Mutano i tempi, non il principio

Digitalizz­are la proposta? Un e-commerce Acsi? «Al momento non è previsto

– risponde Caldelari Magaton – e in futuro non saprei. Bisogna però dire che ci sono molti canali, a partire da tutti.ch, che si sono presi una buona fetta di mercato in questo settore». Per finire, una consolazio­ne, farcita da un pizzico d’orgoglio: «Siamo stati dei pionieri in quest’ambito, mi sento di poterlo dire. Abbiamo fatto scuola. E va bene anche così, l’importante è che la merce non venga buttata. Per l’Acsi può essere la fine di un ciclo, di un’epoca o di una parte di essa, ma di cicli se ne sono aperti altri, come i caffè riparazion­e e lo scambio dell’usato. Cambiano i tempi, non cambia il principio, che è la lotta allo spreco».

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TI-PRESS ‘Siamo stati dei pionieri in quest’ambito’

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