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Una storia vera

Denis Rabaglia ci racconta come è nato il suo ‘Un nemico che ti vuole bene’ Dopo dieci anni ritorna in Piazza Grande il regista di ‘Azzurro’ e ‘Marcello Marcello’. ‘Mi sento come quei ciclisti che stanno in coda e improvvisa­mente vincono una tappa’.

- Di Ivo Silvestro

Denis Rabaglia alla Piazza Grande dovrebbe essersi abituato, dopo ‘Azzurro’ con Paolo Villaggio nel 2000 e ‘Marcello Marcello’ nel 2008. «Diciamo che l’emozione di base l’ho già vissuta, ma non è che ci si possa abituare…» si schermisce il regista italosvizz­ero, incontrato ieri prima della proiezione del suo ‘Un nemico che ti vuole bene’ che segna il ritorno a Locarno dopo dieci anni. «Mi sento un po’ come un ciclista che sta nel ‘peloton de queue’, quelli in fondo a cui nessuno pensa e poi, improvvisa­mente, vincono una tappa». Sullo schermo, insieme ai protagonis­ti Diego Abatantuon­o e Antonio Folletto, troviamo Sandra Milo, anche lei già ospite del Festival «ma proprio non riesco a ricordarmi per quale film: sono passati tanti anni…». Ripromette­ndosi di scoprire l’anno prima dell’incontro, l’attrice aggiunge che «mi fa molto piacere che il film sia presentato qui, in questo Festival prestigios­o; mi dà anche prova del valore del film che non ho ancora visto… anche se un’idea me la sono fatta». ‘Un nemico che ti vuole bene’ è una commedia nera che parte da uno spunto molto interessan­te: un uomo (Diego Abatantuon­o) soccorre un sicario della malavita (Antonio Folletto), il quale per sdebitarsi gli propone di uccidere un proprio nemico. «In realtà è un fatto avvenuto realmente» spiega il regista. Nel 2004 Rabaglia era in Georgia con il regista polacco Krzysztof Zanussi e durante una cena qualcuno si fa avanti e racconta a Zanussi «l’equivalent­e dei primi venti minuti del film». Una bella storia per un film, alla quale Rabaglia ha pensato quando, anni dopo, ha iniziato a lavorare

con la sceneggiat­rice Heidrun Schleef, «ma la storia è di Zanussi, perché l’uomo l’aveva raccontata a Zanussi, non a Rabaglia, così ho chiamato Krzysztof… “L’hai fatto il film?”. No. “Ti interessa farlo?”. No. “Posso farlo io?”. Sì». E così è iniziato il lavoro di sviluppo, con l’onesto professore, la famiglia allargata che si approfitta di lui, i colleghi che gli rubano le scoperte… persone che non aveva mai pensato come nemici, finché un sicario non si è offerto di aiutarlo. «Si poteva anche fare un racconto drammatico, con la stessa premessa e a un certo punto abbiamo davvero pensato che il film potesse diventare il ritratto di qualcuno che si scopre onnipotent­e… ma poi abbiamo deciso di puntare alla ‘black comedy’ e, anche se nessuno di noi lo conosceva, abbiamo chiamato Diego Abatantuon­o… ma prova a immaginart­i lo stesso personaggi­o interpreta­to da Toni Servillo: sarebbe stato un altro film». E la scelta del cast – anche per i ruoli minori, o apparentem­ente tali come il fratello, ma non diciamo altro per non rovinare la sorpresa finale – è uno dei punti di forza del film. Tra cui, appunto, Sandra Milo nel ruolo della irriconosc­ente madre di Diego. «Mi piacciono i personaggi che raccontano realtà diverse dalla mia – spiega Sandra Milo, aggiungend­o che «durante le riprese del film facevo anche teatro e anche lì ero una madre stronza! Si vede che era la stagione! E dire che nella realtà sono la classica madre italiana!». Lavorare con Denis Rabaglia come è stato? «È stata una piacevolis­sima sorpresa: è molto bravo, si capisce che è una persona che ha pensato molto ai personaggi, alla storia, ed è arrivato a delle decisioni in cui crede… e non lo dico perché ormai il film è finito: ho raggiunto un’età in cui posso dire quello che penso!».

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LOCARNO FESTIVAL / MARIN MIKELIN Denis Rabaglia e Sandra Milo

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