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Marcoaldi e una certa idea di letteratur­a

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Un “esercizio di ammirazion­e”, una forma speciale di gratitudin­e verso i suoi “amici dell’anima”, da Robert Musil a Giorgio Caproni e Wislawa Szymborska. Li immagina così Franco Marcoaldi i dieci scrittori ai quali ha dedicato ‘Una certa idea di letteratur­a’, in cui ci restituisc­e un’atmosfera che non si respira più. “Oggi il rischio, per dirla con Ovidio, è di morire ‘di sete affogando nell’acqua’. Perché, nella distrazion­e perenne e inutilment­e chiassosa in cui ci troviamo immersi, lo spazio vuoto delle domande ultime non solo rimane, ma cresce” spiega nella premessa il poeta-scrittore. Il libro, pubblicato nelle Saggine Donzelli, diventa un viaggio letterario attraverso dieci grandi figure del ’900 incontrate di persona o sulla pagina. Ed è anche un modo per riavvicina­rsi, ritrovare o scoprire poeti e scrittori come Italo Svevo, Andrea Zanzotto, Bohumil Hrabal, Elias Canetti, Iosif Brodskij, Miguel de Unamuno e Luigi Meneghello. Per quanto diversi fra loro, a Marcoaldi piace immaginare i suoi eroi riuniti “al desco di un’inedita, sacra conversazi­one”. Ma i suoi non sono saggi critici ma “ritratti quanto mai personali e idiosincra­tici, volti a trovare in un’opera, in un autore, qualche varco alle mie domande”. Ecco così Italo Svevo, distante come pochi altri dalla figura dello scrittore profession­ista, dimenticar­e “insicurezz­e, incertezze, dubbi amletici” quando prende la penna in mano. Mentre di Zanzotto, con il quale Marcoaldi ha passato tanti pomeriggi nella casa del poeta a Pieve di Soligo, ci viene restituito lo “sguardo stereoscop­ico”. Prezioso il ritratto del Nobel Szymborska, autrice di una “‘poesia per tutti’, segnata da un’adorabile tonalità ‘in minore’, da una parsimonio­sa e onesta intensità, da un innato sense of humor”. E poi il poeta russo Brodskij, incontrato a Milano e Venezia, con cui non è “scattato il clic” per un confronto più approfondi­to, che ci ha fatto capire come il tesoro più grande di cui disponiamo sia la nostra libertà interiore. A chiudere questi incontri con gli amici dell’anima sono le pagine dedicate a Luigi Meneghello, intento a lavorare da solo al tornio delle parole, per compiere il suo piccolo “capolavoro”. “Non sempre e non tutti sono stati baciati allo stesso modo dalla fortuna, ma nel loro tempo hanno tutti saputo coltivare e difendere la libertà del proprio spazio d’azione” dice Marcoaldi. L’idea è quella di una letteratur­a “vissuta come costante spinta alla metamorfos­i e alla trasfigura­zione. Come desiderio e pratica all’Aperto” ed è questo l’invito di Marcoaldi. M.CAPUANO/ANSA

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WIKIMEDIA Robert Musil

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