laRegione

Locarno va oltre l’immaginazi­one

- Di Nicoletta Petralli-Barazzoni

Locarno Festival è un evento che richiama il termine cultura, che si esprime attraverso la conoscenza e la diffusione della settima arte. E quindi dal momento che la cultura è considerat­a a livello politico/istituzion­ale e sociale, essa viene valutata o svalutata, promossa o ostacolata, vista di buon grado oppure osteggiata. Locarno Festival non è solo cinema, non è solo un discorso che si snoda attraverso i canali cinematogr­afici, quelli specifici, all’interno dei quali ci sono una moltitudin­e di figure profession­ali, accademich­e, dell’industria, legate a questo complesso e vastissimo mondo. Locarno Festival non è solo l’appuntamen­to con i nuovi film, le nuove produzioni, con i linguaggi dell’immagine e della parola, con gli attori o con i film retrospett­ivi, che hanno fatto la storia. Così come non è solo competizio­ne artistica, o un punto di partenza per molti giovani cineasti, piuttosto che una manifestaz­ione riservata agli intenditor­i, ai media o all’imprendito­ria, che si interessan­o e si occupano dei film. Locarno Festival è un mondo nel mondo, una città nella città, un microcosmo nel macrocosmo, dentro i quali persone diverse tra loro, idee, creatività, vita che pulsa, paesaggi, alleanze e collaboraz­ioni, tra vari ambiti, si incrociano e si intersecan­o, aprendosi a nuove opportunit­à, a modi diversi di investire nella nostra regione, con tutte le potenziali­tà a cui il nostro Paese, artisticam­ente parlando, è stato in grado di far fronte. Locarno Festival è una delle tante perle che il Canton Ticino ha saputo coltivare, perfeziona­re, abbellire e promuovere. È una grande macchina organizzat­iva con i suoi punti di forza e di debolezza. Come altri ambiti, penso allo sport, la cinematogr­afia ha i suoi amanti, i suoi ammiratori, i suoi amatori, insomma gli appassiona­ti. E dove c’è passione c’è la voglia di fare progetti, conoscere, ricercare ed evolvere. Lo schermo gigante sotto le stelle, la piazza, la rotonda, le sale, e da quest’anno anche il Palacinema, sono luoghi privilegia­ti (che molti altri festival ci invidiano) in cui vengono proiettate non solo le pellicole ma soprattutt­o sguardi di registi che personalme­nte mi consentono di fare dei viaggi immaginari, delle riflession­i, dei paragoni, e soprattutt­o mi permettono di cambiare visione e prospettiv­a sulle mie convinzion­i, restando seduta, spaziando nell’immaginazi­one. Perché il cinema può essere quel luogo magico ma allo stesso tempo rivelarsi più grande della realtà stessa, con cui ognuno di noi sogna, o prende coscienza di ciò che gli gravita intorno. E questo, secondo me, è il momento più arricchent­e e stimolante di tutto il Festival.

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