Locarno va oltre l’immaginazione
Locarno Festival è un evento che richiama il termine cultura, che si esprime attraverso la conoscenza e la diffusione della settima arte. E quindi dal momento che la cultura è considerata a livello politico/istituzionale e sociale, essa viene valutata o svalutata, promossa o ostacolata, vista di buon grado oppure osteggiata. Locarno Festival non è solo cinema, non è solo un discorso che si snoda attraverso i canali cinematografici, quelli specifici, all’interno dei quali ci sono una moltitudine di figure professionali, accademiche, dell’industria, legate a questo complesso e vastissimo mondo. Locarno Festival non è solo l’appuntamento con i nuovi film, le nuove produzioni, con i linguaggi dell’immagine e della parola, con gli attori o con i film retrospettivi, che hanno fatto la storia. Così come non è solo competizione artistica, o un punto di partenza per molti giovani cineasti, piuttosto che una manifestazione riservata agli intenditori, ai media o all’imprenditoria, che si interessano e si occupano dei film. Locarno Festival è un mondo nel mondo, una città nella città, un microcosmo nel macrocosmo, dentro i quali persone diverse tra loro, idee, creatività, vita che pulsa, paesaggi, alleanze e collaborazioni, tra vari ambiti, si incrociano e si intersecano, aprendosi a nuove opportunità, a modi diversi di investire nella nostra regione, con tutte le potenzialità a cui il nostro Paese, artisticamente parlando, è stato in grado di far fronte. Locarno Festival è una delle tante perle che il Canton Ticino ha saputo coltivare, perfezionare, abbellire e promuovere. È una grande macchina organizzativa con i suoi punti di forza e di debolezza. Come altri ambiti, penso allo sport, la cinematografia ha i suoi amanti, i suoi ammiratori, i suoi amatori, insomma gli appassionati. E dove c’è passione c’è la voglia di fare progetti, conoscere, ricercare ed evolvere. Lo schermo gigante sotto le stelle, la piazza, la rotonda, le sale, e da quest’anno anche il Palacinema, sono luoghi privilegiati (che molti altri festival ci invidiano) in cui vengono proiettate non solo le pellicole ma soprattutto sguardi di registi che personalmente mi consentono di fare dei viaggi immaginari, delle riflessioni, dei paragoni, e soprattutto mi permettono di cambiare visione e prospettiva sulle mie convinzioni, restando seduta, spaziando nell’immaginazione. Perché il cinema può essere quel luogo magico ma allo stesso tempo rivelarsi più grande della realtà stessa, con cui ognuno di noi sogna, o prende coscienza di ciò che gli gravita intorno. E questo, secondo me, è il momento più arricchente e stimolante di tutto il Festival.