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Casinò, Botta: ‘Decidano i campionesi’

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La ‘cattedrale laica’ di Mario Botta pare un dinosauro inanimato, facendo riemergere l’interrogat­ivo che molti si ponevano già 11 anni fa. E i dubbi sulla necessità di un edificio così grande (13 piani, 55mila metri quadrati, 240mila metri cubi). Sarebbe dovuto costare 90 milioni di euro, costò quasi il doppio. È, come spazi, il più grande casinò d’Europa e ha trasformat­o l’assetto urbano di Campione (per molti stravolto). E ha il triste il primato mondiale di essere il primo casinò a fallire, lasciandos­i alle spalle il dramma per la comunità. Non potrà non essere riaperto ma per Campione è tutto: passato, presente e futuro. Sulla sua ‘cattedrale laica’, Botta ha detto al ‘Corriere di Como’ che “è anomalo che un simile edificio abbia una sola funzione. È stato un errore non prevedere fin dall’origine una maggior flessibili­tà ed è anomalo che un’intera comunità basi il proprio destino su un edificio così legato alla sua funzione primaria. Ora la cittadinan­za deve interrogar­si sul suo destino, i cambiament­i non spettano agli architetti”. Negli anni migliori la casa da gioco incassava 160 milioni di euro all’anno e i dipendenti erano 660. Anni in cui nessuno badava alle spese e c’era chi chiedeva di mantenere nell’enclave gli utili della casa da gioco, anche se una convenzion­e prevedeva fossero suddivisi fra i soci pubblici della società di gestione, con una quota per il Ministero dell’interno. Lo stesso ministero a trazione leghista che ha in mano il destino dell’enclave e che per bocca del sottosegre­tario Stefano Candiani torna a sottolinea­re che un passo indietro del Consiglio comunale sarebbe utile. M. M.

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