‘Oggi le esigenze di qualità sono inderogabili’
Un mondo complesso, molto dinamico e tradizionalmente rilevante per la Svizzera. Sulla solidarietà e i cambiamenti che sta vivendo, la Fosit (Federazione delle Organizzazioni non governative della Svizzera italiana) ha organizzato di recente una serata pubblica. E mentre il settore si sta professionalizzando sempre più (cfr. articolo a lato), abbiamo sentito il presidente della Fosit, Pietro Veglio, per tematizzare la questione.
In quale direzione si sta riorientando il lavoro delle Ong?
Si sta cercando di migliorare sempre più la qualità del lavoro che viene fatto. L’obiettivo è sempre più finanziare progetti rilevanti, legati a un bisogno concreto. Efficacia, efficienza, sostenibilità, sono sempre più le parole d’ordine e i criteri con cui anche noi operiamo. È importante creare qualcosa che sia possibile gestire localmente e che duri nel tempo. Essere mirati. Non basta più la buona motivazione, ci vuole la razionalità. E poi la credibilità: è fondamentale.
Perché è così importante la credibilità?
L’informazione corretta e completa, la trasparenza, sono oggi sempre più richieste. Dal profilo istituzionale, per il sostegno e per accedere ai finanziamenti. Siano essi pubblici o privati, un’Ong deve saperne rispondere. Bisogna anche sapere ammettere eventuali errori, è umano, a patto che da questi s’impari. I bandi di concorso, come i siti internet, devono essere chiari e ben fatti.
Sembra di capire che il grosso tema che si cela dietro a questi cambiamenti sia la professionalizzazione...
Proprio così. Ne è un chiaro esempio il corso in cooperazione e sviluppo che coorganizziamo con la Supsi. Professionalizzazione non significa però creare necessariamente solo esperti. Oggi ci sono delle esigenze di qualità ormai inderogabili. Pensiamo alla contabilità: molti enti finanziatori la esigono secondo norme precise e se un’Ong vuole essere finanziata, deve sottostare a questo.
Qual è il clima politico oggi, riguardo al tema dell’aiuto allo sviluppo?
In passato, fino a dieci anni fa, nel parlamento federale l’aiuto pubblico allo sviluppo poteva contare su una lobby consistente. Con lo spostamento degli equilibri durante le ultime tornate elettorali (e l’avanzata della Destra, ndr) le cose sono un po’ cambiate.
Con quali conseguenze concrete?
Lo si è visto ad esempio con la votazione, nel dicembre 2016, per il credito quadro per il quadriennio 2017-20 (11,1 miliardi di franchi, ndr), accolto di misura. Un mese dopo, lo stesso parlamento ha approvato dei tagli nello stesso ambito. L’appoggio politico è diventato meno semplice, più risicato.
A livello politico, d’attualità c’è l’iniziativa popolare sulle multinazionali responsabili. Di che cosa si tratta?
È un atto sottoscritto da un centinaio di Ong che sostanzialmente chiede di approvare una legge che obblighi le multinazionali presenti in Svizzera che operano all’estero a responsabilizzarsi socialmente e ambientalmente. Il Consiglio federale ha deciso di proporne il rigetto, sostenendo che sia troppo estrema, mentre il Consiglio nazionale ha approvato una versione meno restrittiva del testo. Manca ancora la discussione al Consiglio degli Stati.
Anche l’opinione pubblica è diventata più esigente?
È vero. Pensiamo al caso dell’Oxfam (Ong britannica con numerosi volontari coinvolti l’inverno scorso in festini a luci rosse ad Haiti, ndr) o a quelli di corruzione: sono questioni su cui giustamente non si transige più.
Un quadro complesso, ma dalle sue parole traspare dell’ottimismo...
Moderatamente (sorride, ndr). C’è molta serietà. Si potrebbe fare di più? Certo, ma oggi viviamo in un’epoca di forte nazionalismo economico e bisogna considerare che se non ci fossero questi sforzi, le cose andrebbero molto peggio.