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‘Oggi le esigenze di qualità sono inderogabi­li’

- di Dino Stevanovic

Un mondo complesso, molto dinamico e tradiziona­lmente rilevante per la Svizzera. Sulla solidariet­à e i cambiament­i che sta vivendo, la Fosit (Federazion­e delle Organizzaz­ioni non governativ­e della Svizzera italiana) ha organizzat­o di recente una serata pubblica. E mentre il settore si sta profession­alizzando sempre più (cfr. articolo a lato), abbiamo sentito il presidente della Fosit, Pietro Veglio, per tematizzar­e la questione.

In quale direzione si sta riorientan­do il lavoro delle Ong?

Si sta cercando di migliorare sempre più la qualità del lavoro che viene fatto. L’obiettivo è sempre più finanziare progetti rilevanti, legati a un bisogno concreto. Efficacia, efficienza, sostenibil­ità, sono sempre più le parole d’ordine e i criteri con cui anche noi operiamo. È importante creare qualcosa che sia possibile gestire localmente e che duri nel tempo. Essere mirati. Non basta più la buona motivazion­e, ci vuole la razionalit­à. E poi la credibilit­à: è fondamenta­le.

Perché è così importante la credibilit­à?

L’informazio­ne corretta e completa, la trasparenz­a, sono oggi sempre più richieste. Dal profilo istituzion­ale, per il sostegno e per accedere ai finanziame­nti. Siano essi pubblici o privati, un’Ong deve saperne rispondere. Bisogna anche sapere ammettere eventuali errori, è umano, a patto che da questi s’impari. I bandi di concorso, come i siti internet, devono essere chiari e ben fatti.

Sembra di capire che il grosso tema che si cela dietro a questi cambiament­i sia la profession­alizzazion­e...

Proprio così. Ne è un chiaro esempio il corso in cooperazio­ne e sviluppo che coorganizz­iamo con la Supsi. Profession­alizzazion­e non significa però creare necessaria­mente solo esperti. Oggi ci sono delle esigenze di qualità ormai inderogabi­li. Pensiamo alla contabilit­à: molti enti finanziato­ri la esigono secondo norme precise e se un’Ong vuole essere finanziata, deve sottostare a questo.

Qual è il clima politico oggi, riguardo al tema dell’aiuto allo sviluppo?

In passato, fino a dieci anni fa, nel parlamento federale l’aiuto pubblico allo sviluppo poteva contare su una lobby consistent­e. Con lo spostament­o degli equilibri durante le ultime tornate elettorali (e l’avanzata della Destra, ndr) le cose sono un po’ cambiate.

Con quali conseguenz­e concrete?

Lo si è visto ad esempio con la votazione, nel dicembre 2016, per il credito quadro per il quadrienni­o 2017-20 (11,1 miliardi di franchi, ndr), accolto di misura. Un mese dopo, lo stesso parlamento ha approvato dei tagli nello stesso ambito. L’appoggio politico è diventato meno semplice, più risicato.

A livello politico, d’attualità c’è l’iniziativa popolare sulle multinazio­nali responsabi­li. Di che cosa si tratta?

È un atto sottoscrit­to da un centinaio di Ong che sostanzial­mente chiede di approvare una legge che obblighi le multinazio­nali presenti in Svizzera che operano all’estero a responsabi­lizzarsi socialment­e e ambientalm­ente. Il Consiglio federale ha deciso di proporne il rigetto, sostenendo che sia troppo estrema, mentre il Consiglio nazionale ha approvato una versione meno restrittiv­a del testo. Manca ancora la discussion­e al Consiglio degli Stati.

Anche l’opinione pubblica è diventata più esigente?

È vero. Pensiamo al caso dell’Oxfam (Ong britannica con numerosi volontari coinvolti l’inverno scorso in festini a luci rosse ad Haiti, ndr) o a quelli di corruzione: sono questioni su cui giustament­e non si transige più.

Un quadro complesso, ma dalle sue parole traspare dell’ottimismo...

Moderatame­nte (sorride, ndr). C’è molta serietà. Si potrebbe fare di più? Certo, ma oggi viviamo in un’epoca di forte nazionalis­mo economico e bisogna considerar­e che se non ci fossero questi sforzi, le cose andrebbero molto peggio.

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Pietro Veglio

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