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Morte di un Nobel ‘severo’ e controvers­o

- ATS/RED

Il mondo della cultura e le non molte persone a lui vicine lo ricordano come uno scrittore dalla prosa levigata, ma un uomo ispido, non privo di aspetti biografici controvers­i: figlio delle colonie approdato all’assimilazi­one con l’élite britannica e alla condivisio­ne delle idee dell’Occidente più scettico. «È stato un gigante in tutto ciò che ha fatto e ci ha lasciato nell’abbraccio di coloro che ha amato dopo aver vissuto una vita piena di meraviglio­sa creatività e di conquiste», ha detto la seconda moglie Nadira. Nato a Trinidad il 17 agosto 1932, Naipaul (all’anagrafe Vidiadhar Surajprasa­d) proveniva da una famiglia emigrata dall’India nei Caraibi a fine ’800. Formatosi culturalme­nte in inglese, si era poi trasferito in Gran Bretagna per studiare a Oxford. Negli ultimi anni si era ritirato nella appartata ed elegante residenza nel verde del Wilthsire, carico di onori, incluso il titolo di sir accordatog­li dalla regina. La sua produzione include una trentina di titoli fra narrativa, saggistica e resoconti di viaggio, dall’Africa all’Asia. Al primo ambito appartengo­no fra gli altri ‘Una casa per Mr Biswas’ del ’61, ‘In uno stato libero’ che nel ’71 gli valse il Booker Prize o ‘Sull’ansa del fiume’ (1979). Mentre alla dimensione saggistico-letteraria si rifanno ad esempio i libri della trilogia indiana – carichi di amarezza e delusione per la terra degli avi –, come pure le sue annotazion­i da girovago all’insegna della denuncia e di un generale rifiuto delle realtà dell’Islam: preso di mira, soprattutt­o sul fronte dei Paesi non arabi convertiti, in ‘Fedeli a oltranza’. In gioventù voce critica del colonialis­mo e vittima di xenofobia a Londra, alla fine era arrivato il Nobel, motivato nel 2001 per il suo talento nell’unire “narrazione acuta e capacità d’osservazio­ne insopprimi­bile in lavori che ci obbligano a vedere la presenza di storie soppresse”. Ma erano giunte pure le critiche: sulla sua lettura del mondo, della politica, delle religioni, sui lati oscuri della sua persona, accusata di razzismo e sessismo, nonché di maltrattam­enti alle sue compagne. Fra i critici anche il suo amico Paul Theroux, poi riconcilia­tosi con lui, che oggi lo saluta come un autore «scrupoloso e severo nella scrittura» e che «non ha mai scritto in modo falso».

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KEYSTONE Naipaul

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