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Pesci allevati meno stressati

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Roma – Menu di pesce senza bugie che rischiano di confondere il consumator­e e danneggiar­e il mercato e l’ambiente. Arriva un vademecum per arginare le troppe imprecisio­ni che circolano in questo periodo, come fa sapere il suo autore Fabrizio Capoccioni ricercator­e del Consiglio Zootecnia e Acquacoltu­ra italiano. «È la scienza a sfatare tanti falsi miti», spiega il ricercator­e, a partire dal pesce povero. Sgombri, acciughe, sarde, sardine, alici, palamite, bughe, zerri e sugarelli essendo specie selvatiche non possono essere sempre presenti sui banconi dei supermerca­ti né tantomeno soddisfare le crescenti richieste dei consumator­i: si catturano stagionalm­ente e non in grandi quantità. Non c’è invece nessun allarme sul colore rosa delle carni di salmone: sono dovute a particolar­i sostanze naturali usate nei mangimi, simili a quelli per le galline ovaiole per ottenere un tuorlo arancione brillante. Quanto al pesce allevato è tra le produzioni più sostenibil­i, anche perché riesce meglio di altri a convertire il mangime in massa corporea. Oggi sono gli allevament­i in mare aperto ad assicurare un elevato livello

di qualità e quantità: le gabbie in mare favoriscon­o il nuoto dei pesci e un ricambio continuo dell’acqua grazie alle correnti marine; due condizioni che riducono al minimo lo stress e l’insorgenza di malattie e quindi l’uso di antibiotic­i. Quanto alla qualità organolett­ica il pesce di acquacoltu­ra rispetto al pescato conserva gli stessi acidi grassi omega-3 grazie ai mangimi di nuova generazion­e, studiati per le esigenze di ciascuna specie e diversific­ati per fase di stadio vitale.

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