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La Superba soffocata da traffico e speculazio­ne

- ANSA/RED

Genova – Perché il Ponte Morandi è crollato, lo dirà la magistratu­ra. Ma al di là delle responsabi­lità penali, resta che quel ponte bello e fragile, sostanzial­mente mal progettato, sopportava da anni un volume di traffico ben superiore a quello per cui era stato pensato. E lo sopportava perché Genova, la Superba, è impossibil­e per la circolazio­ne: stretta fra montagna e mare, e vittima di una urbanizzaz­ione selvaggia, che ha costruito palazzi di otto piani intorno alle vecchie ‘creuze de ma’. La stessa autostrada A10, di cui il ponte Morandi era snodo fondamenta­le, da decenni è diventata la tangenzial­e di Genova, usata dai locali per bypassare l’Aurelia. Milioni di auto cittadine sommate al traffico autostrada­le. Da vent’anni, poi, il tratto urbano dell’A10 assorbe il flusso di tir dal terminal container di Voltri verso la Pianura Padana. Un fiume di veicoli, ben superiore a quello stimato negli anni 60, che ha logorato un manufatto già fragile di suo. Ma Genova non è impossibil­e solo per la circolazio­ne. È anche soffocata da palazzi che negli anni 50 e 60 sono stati costruiti intorno ai torrenti di montagna, occupando gli alvei, strozzando­li, a volte ricoprendo­li. Quando piove forte, i corsi d’acqua ripidi e impetuosi non hanno lo spazio per allargarsi e straripano. E il più delle volte si contano i morti. Non che negli anni non sia stato fatto niente. La copertura di epoca fascista del torrente Bisagno, causa principale di alluvioni in città, è stata rifatta per permettere uno sfogo maggiore. Ma i rivi strozzati sono così tanti, che per metterli in sicurezza ci vorrebbero miliardi. Quelli che ora serviranno per un collegamen­to alternativ­o al Ponte Morandi.

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