Un furto al re
Il sentiero di montagna sale a zigzag lungo il ripido pendio, stai camminando e lasci ormai dietro di te gli ultimi alberi. Attraverso rupi e detriti rocciosi sali sempre più in alto. Attorno a te si stagliano contro il cielo vette alte fino a 3’500 metri, alcune ricoperte perennemente di neve. È ora di fare una pausa. Improvvisamente, scopri vicino a te un branco di stambecchi. Sono tutti maschi, lo capisci dalle lunghe corna, piegate all’indietro come delle sciabole. Anche loro stanno facendo una pausa. Ti guardano tranquilli e rimangono sdraiati. Per loro gli escursionisti pacifici non sono una minaccia dalla quale fuggire. Eppure, in passato era diverso: fossi vissuto 150 anni fa, in Svizzera, Germania, Francia e Austria non avresti incontrato nemmeno uno stambecco. Questi magnifici animali, infatti, venivano cacciati brutalmente per la loro carne e per le loro corna. Lo stambecco venne sradicato dalle Alpi. Sopravvissero solo circa 50 esemplari nell’Italia settentrionale, appartenenti al re Vittorio Emanuele II. Cento anni fa, poi, quando la Svizzera volle insediare nuovamente lo stambecco, chiese all’Italia un paio di esemplari. Ma la risposta fu negativa. Cosa fecero gli svizzeri? Qualcosa di proibito: di nascosto i cacciatori andarono in Italia, rubarono tre giovani stambecchi e li contrabbandarono oltre il confine. I piccoli furono portati in uno zoo in Svizzera, dove fortunatamente iniziarono presto a riprodursi. Nel 1911 venne finalmente l’ora di vedere i risultati; i primi stambecchi poterono correre liberi sulle montagne svizzere. Oggi ci sono nuovamente 40’000 stambecchi delle Alpi, di cui 14’000 vivono in Svizzera. Insomma: sarà anche discutibile il modo in cui è stato reintrodotto lo stambecco, ma è stata pur sempre una gran fortuna per i nostri paesaggi alpini.
P.s.: dieci anni fa, la Svizzera ha deciso di “sdebitarsi” e ha restituito all’Italia una cinquantina di stambecchi. Un progetto che aveva anche un secondo obiettivo: migliorare il corredo genetico di alcuni stambecchi italiani, che morivano o diventavano ciechi a causa di un’epidemia di cheratocongiuntivite.