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Come neve al sole

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Zurigo – Con adeguate misure di protezione del clima in Svizzera i grandi ghiacciai possono ancora essere parzialmen­te salvati. Senza l’attuazione dell’accordo di Parigi, invece, in futuro rimarranno soltanto un paio di chiazze di ghiaccio sopra i 4’000 metri. Il resto andrà perso. È quanto prevede il glaciologo del Politecnic­o federale di Zurigo Matthias Huss in un’intervista pubblicata ieri dai giornali del gruppo ‘AZ Medien’. “I piccoli ghiacciai non hanno ormai più alcuna chance”, sottolinea l’esperto, precisando che molti di essi sono già senza neve. L’esposizion­e ai raggi del sole non sarà quindi più riflessa dagli strati di neve. Secondo Huss, un ghiacciaio, che alla fine dell’estate non è coperto da almeno il 60% di neve, a lungo termine è condannato alla morte. Per tali ghiacciai non ci sono più possibilit­à di salvezza. Sono troppo piccoli per poter essere ancora salvati con misure di protezione del clima. Secondo l’esperto, circa il 30% del volume dei ghiacciai svizzeri potrà essere salvaguard­ato entro il 2100. Stando a studi dell’Ufficio federale dell’ambiente, resisteran­no solo quelli nelle zone più elevate delle Alpi bernesi e vallesane. L’estate canicolare del 2018 e la siccità da metà maggio hanno ridotto le speranze accesesi dopo le abbondanti nevicate dello scorso inverno. Il 2018 potrebbe infatti rivelarsi ancor peggiore del 2017, che Huss considerav­a già un “annus horribilis” per i ghiacciai. Questi ultimi hanno bisogno di frequenti nuove precipitaz­ioni per ampliare il loro strato protettivo. Anche una piccola coltre di neve fresca può avere effetti positivi. Nelle ultime calde annate i ghiacciai ne hanno approfitta­to, quest’anno no. La riduzione dei ghiacciai si è accelerata in più fasi. Negli anni 40 si era già assistito a pesanti perdite. Fino al 1985 si sono ridotti i danni. Successiva­mente v’è stata un’accelerazi­one e dal 2011 la diminuzion­e della superficie è stata ancora più rapida. I glaciologi tengono costanteme­nte sotto controllo i ghiacciai in particolar­e negli anni considerat­i estremi (2011, 2012, 2015 e 2017). La peggiore annata è stata però quella del 2003 a causa dell’estate canicolare.

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