L’alternativa alla sigaretta rende
Le multinazionali del tabacco puntano su prodotti senza fumo, ma gli esperti frenano
Losanna – I giganti del tabacco investono miliardi di dollari per sviluppare nuovi prodotti e ovviare al calo della vendita di sigarette tradizionali. Alla Philip Morris International queste alternative rappresentano oggi il 13% dell’utile netto. “Il nostro scopo a lungo termine è di interrompere la commercializzazione della sigaretta tradizionale”, ha spiegato ad Awp Christophe Berdat, portavoce di Philip Morris Sa. Questo obbiettivo era stato annunciato lo scorso anno dalla multinazionale produttrice di Marlboro, che ha lanciato una fondazione per un mondo senza fumo. Philip Morris, la cui sede europea si trova a Losanna, impiega oltre 400 ricercatori nel centro di Neuchâtel che si concentrano unicamente sullo sviluppo e la valutazione dei prodotti senza combustione. La costruzione di infrastrutture è costata quasi 2 miliardi di dollari, di cui 30 milioni investiti nel 2017 per la trasformazione del sito di Neuchâtel. British American Tobacco (Bat), dal canto suo, ha speso 2,5 miliardi di dollari dal 2012 per i suoi “prodotti di nuova generazione”. Japan Tobacco International (Jti), che ha sede a Ginevra, ha sviluppato un sistema intermedio fra il tabacco da riscaldare e la sigaretta elettronica. Negli ultimi 20 anni, le vendite di sigarette in Svizzera sono calate del 38%, secondo l’Associazione svizzera per la prevenzione del tabagismo. Ad eccezione di alcuni Paesi, come l’Indonesia o la Cina, fumare non è più di moda. Philip Morris International è stata la prima a reagire lanciando nel 2015 il sistema Iqos (‘I quit ordinary smoking’). Si tratta di un apparecchio che scalda il tabacco a 350 gradi, una temperatura tre volte meno elevata di quella della combustione. Questo sistema – secondo Pmi – permette di eliminare il 90% delle sostanze tossiche della sigaretta ed evitare i cattivi odori. “Il tabacco da scaldare contiene sempre sostanze tossiche, anche se in minore quantità. Consumarlo equivale a buttarsi dal terzo piano, invece che dal decimo. Il risultato è lo stesso”, afferma Thomas Beutler, collaboratore scientifico dell’Associazione svizzera di prevenzione del tabagismo. In Borsa i produttori di sigarette sono sotto pressione: i titoli Pmi e Bat hanno perso il 30% dal giugno 2017: anche per questo vogliono “reinventarsi” rapidamente. ATS/RED