E se la Nfl dovesse ringraziare l’Uni di Ginevra?
E se la sicurezza dei giocatori della Nfl passasse anche attraverso una scoperta fatta dai ricercatori dell’Università di Ginevra in collaborazione con i colleghi degli ospedali di Barcellona, Madrid e Siviglia? Dal 2019, data di commercializzazione, basteranno una goccia di sangue e dieci minuti di attesa per scoprire la presenza di un trauma cranico. A fare la... spia, la proteina H-Fabp, rilasciata nel sangue da alcune cellule del cervello danneggiate dal colpo subito. Il kit di controllo, semplice come un test di gravidanza, risulterebbe più sicuro e rapido rispetto al protocollo per le “concussions” attualmente in vigore nella Nfl. Soprattutto, non esporrebbe più un giocatore vittima di un lieve trauma cranico ad un pericoloso ritorno in campo che potrebbe peggiorarne in maniera sensibile le condizioni di salute. Mentre la stagione dei college (30 settembre) e quella della Nfl (7 settembre) si apprestano a prendere il via, il tema legato alle commozioni cerebrali rimane centrale nell’agenda dei responsabili delle due leghe. E proprio a partire da quest’anno i professionisti hanno deciso di seguire gli universitari, inserendo nel regolamento il fallo di “targeting”. D’ora in poi, anche nella Nfl sarà proibito utilizzare il casco per iniziare un contatto con l’avversario: pena, 15 yarde di penalità e la possibile espulsione. Una decisione, quella dei proprietari delle franchigie Nfl, suscettibile di cambiare (e non poco) il gioco del football, perché i contatti con il casco negli ultimi anni erano diventati la triste quotidianità. Benvenga, dunque, il fallo di “targeting”, anche se rischia, almeno in una prima fase di adattamento, di creare non pochi grattacapi agli arbitri, non tanto nelle situazioni di contatto in campo aperto, quanto nelle trincee della linea di scrimmage, dove è molto più difficile individuare la volontarietà di utilizzare il casco quale arma e non quale protezione. Ai giocatori (molto critici in merito, Richard Sherman ha definito la regola “idiota” e ne ha chiesto l’immediata eliminazione) il compito di adattarsi alle nuove regole, come hanno già fatto prima di loro quelli della Ncaa. Potenzialmente altrettanto importante un’altra novità regolamentare: quella del passaggio completo. Dopo che la regola era diventata astrusa e spesso inapplicabile a causa di troppi adattamenti, la si è voluta semplificare. Rimangono indispensabili il pieno possesso del pallone e i due piedi (o altra parte del corpo) in campo, ma è stata stralciata la necessità di sopravvivere al contatto con il terreno senza far muovere il pallone, aspetto che in passato aveva dato adito a molteplici polemiche.