Il ritorno degli hacker russi
Individuati domini falsi che imitavano siti web di uffici del Senato Usa e di due think tank repubblicani anti-Mosca. Il Cremlino non ne sa nulla.
Washington – Gli hacker russi legati al Cremlino tornano al lavoro negli Stati Uniti, rilanciando l’allarme per le elezioni di Midterm a novembre e più in generale per «le democrazie di tutto il mondo», ha ammonito il presidente di Microsoft Brad Smith. È stata la sua società a scoprire e sventare l’ultimo blitz dei pirati informatici, ancora una volta del gruppo ‘Fancy Bear’, legato al Gru (il potente servizio di spionaggio militare russo) e già coinvolto nelle interferenze sul voto presidenziale americano del 2016. Gli hacker avevano creato nelle ultime settimane dei domini falsi che imitavano i website di diversi uffici e servizi del Senato e, in particolare, di due think tank repubblicani conservatori anti-russi: l’International Republican Institute e l’Hudson Institute. Contraffatto anche il servizio online Microsoft’s Office 365. Il Cremlino cade dalle nuvole: «Non sappiamo di che hacker stiano parlando e quale sia la loro influenza sulle elezioni. Non capiamo di chi stiano parlando, quali prove abbiano e su cosa si basino le loro conclusioni. Non abbiamo informazioni di questo genere», ha replicato il portavoce Dmitri Peskov. «Dagli Usa abbiamo sentito la conferma che non ci sono state interferenze nelle elezioni», ha aggiunto, ignorando che gli Stati Uniti hanno già incriminato una dozzina di 007 russi per aver hackerato i pc di Hillary Clinton e del Partito democratico. Secondo Microsoft, non ci sono prove che i domini falsi siano stati usati ma probabilmente erano pronti per una campagna di ‘spear phishing’, per rubare dati a chi cadeva nel tranello dei ‘fake domain’. La tesi del ‘New York Times’ è che gli hacker russi abbiano ora un nuovo obiettivo: i think tank che hanno rotto con il presidente Donald Trump e sostengono le sanzioni contro Mosca, denunciano la cleptocrazia russa e premono per i diritti umani. Uno scopo che rientrerebbe in quello più generale di ostacolare qualsiasi istituzione che sfidi Mosca e il presidente Putin. Nel board dell’International Republican Institute ci sono diversi esponenti repubblicani fortemente critici dell’interazione di Trump con Putin. Tra loro il senatore John McCain e l’ex candidato alla Casa Mitt Romney, nonché l’ex consigliere per la sicurezza nazionale H.R. McMaster. «Questa è un’altra dimostrazione del fatto che i russi non stanno perseguendo attacchi di parte, ma contro quelli che percepiscono avversi ai loro interessi nazionali», osserva Eric Rosenbach, direttore del progetto Defending Digital Democracy project alla Harvard University. «Si tratta – aggiunge – di ostacolare e sminuire ogni gruppo che sfida la Russia di Putin in casa e nel mondo».