Ancora in ripresa l’export orologiero
A luglio però l’interscambio commerciale totale è leggermente diminuito
Berna – Le esportazioni orologiere hanno proseguito la loro crescita in luglio con un aumento delle vendite del 6,6% su un anno a 1,8 miliardi di franchi. Dall’inizio del 2018 hanno registrato una progressione del 10%, indica in un nota la Federazione dell’industria orologiera svizzera. La crescita è stata spinta da Hong-Kong, che ha assorbito il 14,3% delle esportazioni per un valore pari a 259,8 milioni, in progressione del 26,8%. Per contro, Stati Uniti e Cina, gli altri due mercati più importanti, hanno visto le vendite ridursi leggermente rispettivamente dello 0,7% e dello 0,4 per cento. Una solida avanzata vi è stata nelle esportazioni in Giappone (+16,6%) e nel Regno Unito (+7,6%). Male invece l’Europa con un -9,1% in Italia, un -8,6% in Germania e un -1% in Francia. I vari segmenti di prezzo si sono mossi in modo diverso. L’export di orologi più economici di meno di 200 franchi (prezzo all’esportazione) ha segnato la maggiore crescita sia in termini di volume (+12,4%) che di valore (+11,2%), mentre di quelli tra 200 e 500 franchi ha subito un lieve calo (-3%). Le altre due categorie, ovvero i segmenti tra 500-3mila franchi e di oltre 3mila franchi, sono progredite rispettivamente del 3,1% e dell’8,1 per cento. Il buon dato dell’orologeria non ha evitato un calo delle esportazioni totali. Dopo una fase di ristagno nel mese precedente, sia le esportazioni che le importazioni svizzere sono calate nel luglio 2018. In termini destagionalizzati si è registrata una diminuzione rispettivamente del 3% (a 18,21 miliardi di franchi) e del 2,8% (a 17,05 miliardi), si legge in un comunicato dell’Amministrazione federale delle dogane (Afd). Lo sviluppo negativo del settore chimico-farmaceutico ha gravato sui risultati complessivi di ambedue le direzioni di traffico. La bilancia commerciale ha chiuso con un surplus di 1,2 miliardi di franchi. In generale l’Afd parla di “rallentamento ad alto livello”. A livello geografico, il calo dell’export è da ricondurre soprattutto alle diminuzioni registrate verso l’Europa (-9,2%), in particolare in direzione Francia (-20,2%). In Asia (+7,2%) sono invece stati venduti molti più prodotti targati Svizzera. Bene in particolare la Cina continentale (+4,2%), Hong Kong (+14,6%) e Giappone (+19,2 per cento).