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Cave di Arvigo, passi avanti per il permesso

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Il comparto delle cave di Arvigo è oggetto di una revisione parziale. Gli atti relativi alle modifiche sono esposti alla cancelleri­a comunale del Comune di Calanca e saranno consultabi­li fino a lunedì 24 settembre. Il sindaco di Calanca Rodolfo Keller spiega che i documenti rientrano nella procedura per la modifica della pianificaz­ione locale, che sta alla base della licenza edilizia necessaria alla cava. Nella pianificaz­ione locale attuale la zona di estrazione di Arvigo non figura. Dopo l’affissione all’albo, salvo opposizion­i, il Municipio sottoporrà all’assemblea comunale la modifica dei piani locali, presuppost­o per poi concedere il permesso definitivo. Agli atti all’albo figura anche il rapporto contenente la verifica dell’impatto ambientale, nel quale vengono approfondi­ti aspetti relativi all’inquinamen­to fonico e atmosferic­o, ai pericoli naturali e dovuti all’attività dell’uomo. La cava di gneiss d’Arvigo è gestita dalla ditta Alfredo Ponti Sa che nel 2013 ha incaricato gli studi Dionea Sa (consulenza ambientale, pianificaz­ione e ingegneria forestale) e Muttoni e Beffa Sa (geofisica e geologia) di redigere un rapporto dell’impatto sull’ambiente necessario all’inseriment­o dell’area d’estrazione nella pianificaz­ione locale. Il rapporto – redatto nel 2015, con aggiunta del 2017 – accompagna la richiesta di revisione parziale della pianificaz­ione locale del comparto, e costituisc­e la base geologica e ambientale su cui sono sviluppate le linee pianificat­orie definitive.

Ridefinito il perimetro del comparto

Nel rapporto si propone di inserire nel Piano regolatore di Arvigo un perimetro dell’attività estrattiva di cava ridefinito, rivisto sulla base degli impatti. Con l’obiettivo di rispettare il limite del bosco, lo spazio riservato ai corsi d’acqua e per rispettare le zone di pericolo è stato ridefinito il perimetro così da fornirne uno minore, idoneo per la procedura di pianificaz­ione locale. La necessità di procedere a un’indagine ambientale per le attività estrattive con volumi asportabil­i superiori ai 300mila metri cubi è sancita dall’ordinanza federale concernent­e l’esame dell’impatto sull’ambiente.

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