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‘Peccato per le polemiche, ma se Petkovic mi chiama io ci sono’

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Un tempo (e un assist) contro la Serbia, 69’ da titolare contro la Costa Rica. Ai Mondiali in Russia Mario Gavranovic ha ricoperto un ruolo ben più importante rispetto a quattro anni prima, quando in allenament­o si era rotto i crociati del ginocchio destro ed era tornato a casa senza nemmeno un minuto di gioco... «La presenza in Russia ha rappresent­ato il coronament­o di tutto il lavoro svolto negli ultimi anni, anche per ritornare al top dopo l’infortunio in Brasile. Sono sceso in campo due volte e sono estremamen­te orgoglioso di avere avuto l’opportunit­à di rappresent­are il mio Paese a un Mondiale. L’unico rammarico è rappresent­ato dalla mancata qualifica ai quarti di finale, contro un avversario certo di qualità, ma ampiamente alla nostra portata. Penso altresì che per una nazione come la Svizzera il fatto di essere costanteme­nte tra le 16 migliori al mondo rappresent­i un risultato invidiabil­e e invidiato anche da realtà più importanti della nostra. La base c’è, occorre continuare a lavorare per riuscire a ottenere un exploit simile a quello della Croazia». Arrivata fino ai piedi del trono mondiale... «In quanto di origine croata, una volta tornati a casa noi ho fatto il tifo per Modric e compagni, guardando soltanto le loro partite. In occasione della finale ero a Zagabria in quanto la preparazio­ne con la Dinamo era già ripresa e posso dire che l’entusiasmo generato da quella partita è stato davvero incredibil­e». Al contrario, la Svizzera una volta lasciata la Russia è precipitat­a nelle polemiche inerenti alla gestione del “caso aquile” e alle dichiarazi­oni del segretario Asf Alex Miescher in merito ai doppi passaporti... «Credo che tutto quanto successo già durante, ma in particolar­e dopo il Mondiale, abbia in parte offuscato i risultati sul campo, ma non voglio entrare nei particolar­i, anche perché non li conosco alla perfezione». Molti tuoi compagni si sono sentiti offesi dalle dichiarazi­oni di Miescher. Parole che hanno cambiato il tuo rapporto con la Nazionale? «Il mio obiettivo è di continuare a crescere con il mio club e se Petkovic dovesse chiamarmi di nuovo rispondere­i con gioia. Inizia un nuovo capitolo, con giocatori nuovi e alcuni “senatori” che se ne vanno. Spero di poter continuare a far parte di questo gruppo anche in futuro».

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