‘Lei è stata un po’ più brava’
Beninteso, li ha convinti parlando di cinema. O meglio, di tutto ciò che potranno divenire, nell’immediato futuro, la creazione e la fruizione di contenuti audiovisivi. Insomma, dal “tutto ciò che è cinema” di Chatrian, al “tutto ciò che è creazione e racconto visuale”. Ma Lili Hinstin, 41 anni, francese, nuova direttrice del Locarno Festival, non è solo cinema. E questo già ci piace. Anche se di per sé non significa ancora nulla. Il suo retroterra culturale da studiosa di lettere, civiltà e filosofie, però, potrebbe forse avere un ruolo in questa ideale apertura mentale di cui si è fatta portavoce ieri, lontana da purismi o tendenze di sorta.
Segue dalla Prima Marco Solari, il presidente, nel motivare la scelta del Consiglio direttivo (poi ratificata dal Consiglio d’amministrazione), ha detto che «lei è stata un po’ più brava degli altri». In sostanza, da una lista di 35 candidati si è passati a una di 12, poi ridotta a 6, tutti idonei a fare il direttore artistico. Eppure, Lili Hinstin ha toccato più a fondo le corde di un Festival che vuole sfuggire l’incubo ricorrente di invecchiare con il pubblico, per concedersi il sogno di un futuro davvero di scoperta di nuovi mondi. Per fare questo, scrivevamo settimane fa, occorrono molti mezzi e molte idee, in un contesto internazionale in cui i festival si rafforzano e i ruoli di ciascuno si definiscono in modo sempre più rigido, così come i paletti entro cui muoversi. «Ci hanno convinto le sue idee chiare su ciò che il Festival è oggi e quale può essere la sua evoluzione», ha detto Solari. L’obiettivo dichiarato è il 75esimo, quando lui probabilmente consegnerà il Festival in altre mani. Ma lo farà serenamente solo se quel giorno, nel 2022, il Festival sarà diverso da oggi e con una posizione rafforzata sul piano internazionale. Pensando a questo traguardo, a tutti la scelta giusta è parsa questa ragazzona francese che sulle prime appare impacciata, ma che ripone una ferma fiducia nelle proprie idee, a costo di spiazzare in punta di parola qualcuno, magari parlando non tanto di Netflix quanto di videogiochi. Anche quelli, oggi, rientrano nell’universo magmatico, in evoluzione, della creazione e del racconto per immagini: «L’avanguardia intellettuale va cercata anche in nuovi mezzi di creazione», ha detto la neodirettrice. La sfida, forse, è tutta qui. Traslare nel futuro l’anima del Festival. Creare le condizioni per l’incontro con un nuovo pubblico: far coesistere la scoperta di mondi che si fruiscono in modo individuale con l’insuperabile slancio alla socializzazione rappresentata da quella Piazza sotto le stelle. Lili, però, non sembra tremare.