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‘Lei è stata un po’ più brava’

- Di Claudio Lo Russo

Beninteso, li ha convinti parlando di cinema. O meglio, di tutto ciò che potranno divenire, nell’immediato futuro, la creazione e la fruizione di contenuti audiovisiv­i. Insomma, dal “tutto ciò che è cinema” di Chatrian, al “tutto ciò che è creazione e racconto visuale”. Ma Lili Hinstin, 41 anni, francese, nuova direttrice del Locarno Festival, non è solo cinema. E questo già ci piace. Anche se di per sé non significa ancora nulla. Il suo retroterra culturale da studiosa di lettere, civiltà e filosofie, però, potrebbe forse avere un ruolo in questa ideale apertura mentale di cui si è fatta portavoce ieri, lontana da purismi o tendenze di sorta.

Segue dalla Prima Marco Solari, il presidente, nel motivare la scelta del Consiglio direttivo (poi ratificata dal Consiglio d’amministra­zione), ha detto che «lei è stata un po’ più brava degli altri». In sostanza, da una lista di 35 candidati si è passati a una di 12, poi ridotta a 6, tutti idonei a fare il direttore artistico. Eppure, Lili Hinstin ha toccato più a fondo le corde di un Festival che vuole sfuggire l’incubo ricorrente di invecchiar­e con il pubblico, per concedersi il sogno di un futuro davvero di scoperta di nuovi mondi. Per fare questo, scrivevamo settimane fa, occorrono molti mezzi e molte idee, in un contesto internazio­nale in cui i festival si rafforzano e i ruoli di ciascuno si definiscon­o in modo sempre più rigido, così come i paletti entro cui muoversi. «Ci hanno convinto le sue idee chiare su ciò che il Festival è oggi e quale può essere la sua evoluzione», ha detto Solari. L’obiettivo dichiarato è il 75esimo, quando lui probabilme­nte consegnerà il Festival in altre mani. Ma lo farà serenament­e solo se quel giorno, nel 2022, il Festival sarà diverso da oggi e con una posizione rafforzata sul piano internazio­nale. Pensando a questo traguardo, a tutti la scelta giusta è parsa questa ragazzona francese che sulle prime appare impacciata, ma che ripone una ferma fiducia nelle proprie idee, a costo di spiazzare in punta di parola qualcuno, magari parlando non tanto di Netflix quanto di videogioch­i. Anche quelli, oggi, rientrano nell’universo magmatico, in evoluzione, della creazione e del racconto per immagini: «L’avanguardi­a intellettu­ale va cercata anche in nuovi mezzi di creazione», ha detto la neodirettr­ice. La sfida, forse, è tutta qui. Traslare nel futuro l’anima del Festival. Creare le condizioni per l’incontro con un nuovo pubblico: far coesistere la scoperta di mondi che si fruiscono in modo individual­e con l’insuperabi­le slancio alla socializza­zione rappresent­ata da quella Piazza sotto le stelle. Lili, però, non sembra tremare.

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TI-PRESS Ieri con il presidente

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