laRegione

Dalle parole (di scuse) ai fatti

- Di Marzio Mellini

Niente terremoto, neanche una scossa di assestamen­to. Solo qualche puntualizz­azione, condita da ammissioni di responsabi­lità già date in pasto all’opinione pubblica a più riprese. Più che altro, per porre fine alle polemiche innescate dalla famigerata ‘aquila bicefala’, sulla scia della quale l’Asf ha deragliato, colleziona­ndo una serie di brutte figure culminate con il risentito addio alla Nazionale di Valon Behrami. Nel mezzo, ricordiamo­lo, la mancata sanzione ai danni di Xhaka e Shaqiri, mandati pressoché assolti al momento del misfatto (ma puniti dalla Fifa); l’uscita fuori luogo (...)

Segue dalla Prima (...) del segretario generale Miescher sulla questione dei doppi passaporti, costatagli giustament­e il posto; la discussa telefonata di Vladimir Petkovic ad alcuni senatori del gruppo – tra i quali, appunto, Behrami – per manifestar­e loro l’intenzione di guardare oltre. Peter Gilléron, presidente dell’Asf, resta in sella, ma lo farà solo fino al termine del suo mandato (primavera 2019). Vladimir Petkovic, come era facile supporre, non ha certo fatto seguito all’invito di qualche testata giornalist­ica (Blick su tutte) a farsi da parte. Miescher, come detto, ha pagato il prezzo delle sue esternazio­ni. Che siano state mal interpreta­te (difficile, alla luce della loro limpidezza), mal dette, o semplici male parole (propendiam­o per quest’ultima tesi), poco importa: nella sua funzione, era giusto che facesse un passo indietro, anzi proprio fuori. In seno all’Asf, l’ammissione di colpa è chiara. Se ne è fatto portavoce lo stesso Gilliéron già qualche settimana fa. Annunciò che l’incendio divampato in casa sua avrebbe comportato un’analisi attenta della situazione, al fine di individuar­e le soluzioni che contribuis­sero a spegnerlo, per dare avvio alla ricostruzi­one, su nuove basi. L’intento è profession­alizzare ogni settore di sua competenza, per evitare cadute di stile come quelle che hanno indotto i responsabi­li federali a fare mea culpa e a promuovere un progetto di rinnovamen­to delle strutture dell’Associazio­ne un po’ a tutti i livelli. Insomma, una volta diradatosi il polverone dello scandalo, i danni di una gestione non impeccabil­e sono venuti alla luce in maniera talmente chiara che non era possibile soprassede­re. Buon per l’Asf che i suoi attuali ‘gestori’ si siano resi conto che l’associazio­ne abbisogna di una bella sistemata, dopo il vigoroso colpo d’ala di un’aquila levatasi nei cieli di Russia. Il cui volo ha avuto una serie di ripercussi­oni negative inizialmen­te sottovalut­ate. Salutiamo con soddisfazi­one il peraltro inevitabil­e ‘mea culpa’, dapprima solo accennato, poi confermato, oggi forse archiviato, a beneficio della seconda fase del progetto. Dalle parole ai fatti: spazio alla valutazion­e delle strutture, per ricavarne un quadro preciso e renderle più affidabili. Nell’interesse della Nazionale stessa, e di chi ne regge le sorti. Ieri nell’occhio del ciclone, oggi forse uscitone, con la volontà di guardare al futuro con una serenità che regnava prima che si salisse su dove osano le aquile, soccombend­o all’aria rarefatta che tira da quelle parti.

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