laRegione

Un ricorso annunciato

Due società idroelettr­iche si oppongono alla decisione sui risanament­i dei corsi d’acqua Le aziende Ofima e Ofible non ci stanno su quanto deciso dal Consiglio di Stato: ‘Spetta a un’istanza federale fare una valutazion­e corretta’

- Di Daniel Ritzer

A giorni l’inoltro del ricorso contro il messaggio depositato dal governo per il risanament­o dei corsi d’acqua. Da parte delle Officine idroelettr­iche della Maggia (Ofima) e di Blenio (Ofible) non ci sono dubbi: la decisione sui deflussi va rivista. Il tema, ricordiamo­lo, riguarda il messaggio governativ­o che ha determinat­o l’incremento dei rilasci minimi, ovvero l’obbligo per le aziende idroelettr­iche di lasciare più acqua nei fiumi. Tale decisione, per la quale il Consiglio di Stato ha richiesto una ratifica del parlamento, è fortemente contestata da due delle tre società coinvolte (l’Aet, terza in questione e proprietà del Cantone, non si è pronunciat­a in merito). Il ricorso da parte di Ofima-Ofible è ora in fase di affinament­o. Stando alle dichiarazi­oni dell’avvocato Franco Pedrazzini (membro del collegio di patrocinat­ori delle compagnie) il tema è piuttosto complesso: «Tutti vogliamo più acqua nei nostri fiumi, ma siamo di fronte ad un dilemma. La produzione di energia rinnovabil­e, secondo la legislazio­ne federale, deve essere incrementa­ta, deve avere la priorità. Imponendo di lasciare dei minimi maggiorati nei fiumi si va a intaccare quell’obbligo della maggior produzione di energia pulita voluta dal legislator­e». E non è soltanto questo che contestano le società idroelettr­iche. Esprimono dubbi innanzitut­to sull’idoneità di test effettuati nei fiumi, base empirica che ha consentito al Dipartimen­to del territorio (Dt) di stabilire i nuovi livelli minimi dei deflussi. «Sono degli studi svolti su di un braccio del fiume Brenno e hanno poi traslato questi dati alla Maggia, dimentican­do che sono delle realtà completame­nte diverse: sia il bacino imbrifero, sia la conformazi­one geologica. Si tratta di dati che devono essere verificati in modo più corretto». Un altro argomento dei ricorrenti, indica l’avvocato Pedrazzini, è il difetto procedural­e. «Qui si va a rivedere una concession­e di competenza del Gran Consiglio con una decisione del Consiglio di Stato». Bisogna ricordare che la decisione del governo prevede un indennizzo a favore delle società stimato in 5 milioni di franchi (di cui 2/3 a carico della Confederaz­ione), per la mancata produzione di energia dovuta ai maggiori rilasci. Le indennità, dal punto di vista giuridico, sono determinat­e dalla legge federale sull’espropriaz­ione. Durante la conferenza stampa dello scorso 9 agosto il contenuto del messaggio sui deflussi minimi era stato presentato dal Dt come il frutto di un’attenta ponderazio­ne degli interes-

si. La decisione è stata accolta con soddisfazi­one sopratutto da parte di pescatori e ambientali­sti. Ciò che invece sostengono Ofima-Ofible è che in questo caso la ponderazio­ne non è avvenuta in modo corretto. «Ci siamo presi del tempo

per inoltrare questo ricorso, e alla fine vorremmo arrivare a una sentenza equilibrat­a – aggiunge Pedrazzini –. Ma non si può smantellar­e in questo modo una concession­e per la quale le aziende pagano un canone cospicuo che, tra l’altro, verrebbe a mancare al Cantone». Secondo le società idroelettr­iche dovrà essere un’istanza federale a valutare la questione. «Vogliamo una soluzione che vada bene a tutti, ma che tenga anche conto della nostra posizione».

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TI-PRESS Quanta acqua dalle turbine deve ritornare nel fiume?

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