Un ricorso annunciato
Due società idroelettriche si oppongono alla decisione sui risanamenti dei corsi d’acqua Le aziende Ofima e Ofible non ci stanno su quanto deciso dal Consiglio di Stato: ‘Spetta a un’istanza federale fare una valutazione corretta’
A giorni l’inoltro del ricorso contro il messaggio depositato dal governo per il risanamento dei corsi d’acqua. Da parte delle Officine idroelettriche della Maggia (Ofima) e di Blenio (Ofible) non ci sono dubbi: la decisione sui deflussi va rivista. Il tema, ricordiamolo, riguarda il messaggio governativo che ha determinato l’incremento dei rilasci minimi, ovvero l’obbligo per le aziende idroelettriche di lasciare più acqua nei fiumi. Tale decisione, per la quale il Consiglio di Stato ha richiesto una ratifica del parlamento, è fortemente contestata da due delle tre società coinvolte (l’Aet, terza in questione e proprietà del Cantone, non si è pronunciata in merito). Il ricorso da parte di Ofima-Ofible è ora in fase di affinamento. Stando alle dichiarazioni dell’avvocato Franco Pedrazzini (membro del collegio di patrocinatori delle compagnie) il tema è piuttosto complesso: «Tutti vogliamo più acqua nei nostri fiumi, ma siamo di fronte ad un dilemma. La produzione di energia rinnovabile, secondo la legislazione federale, deve essere incrementata, deve avere la priorità. Imponendo di lasciare dei minimi maggiorati nei fiumi si va a intaccare quell’obbligo della maggior produzione di energia pulita voluta dal legislatore». E non è soltanto questo che contestano le società idroelettriche. Esprimono dubbi innanzitutto sull’idoneità di test effettuati nei fiumi, base empirica che ha consentito al Dipartimento del territorio (Dt) di stabilire i nuovi livelli minimi dei deflussi. «Sono degli studi svolti su di un braccio del fiume Brenno e hanno poi traslato questi dati alla Maggia, dimenticando che sono delle realtà completamente diverse: sia il bacino imbrifero, sia la conformazione geologica. Si tratta di dati che devono essere verificati in modo più corretto». Un altro argomento dei ricorrenti, indica l’avvocato Pedrazzini, è il difetto procedurale. «Qui si va a rivedere una concessione di competenza del Gran Consiglio con una decisione del Consiglio di Stato». Bisogna ricordare che la decisione del governo prevede un indennizzo a favore delle società stimato in 5 milioni di franchi (di cui 2/3 a carico della Confederazione), per la mancata produzione di energia dovuta ai maggiori rilasci. Le indennità, dal punto di vista giuridico, sono determinate dalla legge federale sull’espropriazione. Durante la conferenza stampa dello scorso 9 agosto il contenuto del messaggio sui deflussi minimi era stato presentato dal Dt come il frutto di un’attenta ponderazione degli interes-
si. La decisione è stata accolta con soddisfazione sopratutto da parte di pescatori e ambientalisti. Ciò che invece sostengono Ofima-Ofible è che in questo caso la ponderazione non è avvenuta in modo corretto. «Ci siamo presi del tempo
per inoltrare questo ricorso, e alla fine vorremmo arrivare a una sentenza equilibrata – aggiunge Pedrazzini –. Ma non si può smantellare in questo modo una concessione per la quale le aziende pagano un canone cospicuo che, tra l’altro, verrebbe a mancare al Cantone». Secondo le società idroelettriche dovrà essere un’istanza federale a valutare la questione. «Vogliamo una soluzione che vada bene a tutti, ma che tenga anche conto della nostra posizione».