L’accordo quadro resta possibile
Secondo il ministro degli Esteri francese si potrebbe raggiungere un’intesa entro fine anno Per Jean-Yves Le Drian ci sono soluzioni affinché le misure di accompagnamento non vengano viste in modo discriminatorio da Bruxelles
Un accordo quadro tra Svizzera e Unione europea (Ue) è ancora possibile. Ne è convinto il ministro degli Esteri – e anche degli Affari europei – francese JeanYves Le Drian, secondo cui ci sono buone possibilità di raggiungere un’intesa entro fine anno. Lo ha affermato ieri, a margine di un incontro ufficiale con il consigliere federale ticinese Ignazio Cassis, nel quale sono stati affrontati anche temi bilaterali di portata internazionale. Ci sono sicuramente soluzioni affinché le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone non vengano viste come discriminatorie da parte dell’Ue, ha sottolineato Le Drian, senza però specificare quali potrebbero essere. Il ministro degli Esteri francese ha poi voluto ricordare che pure l’Unione europea stessa ha adottato misure per combattere il dumping salariale e sociale. Le Drian ha pure annunciato che il prossimo 12 settembre il presidente francese Emmanuel Macron riceverà a Parigi il presidente della Confederazione Alain Berset per un incontro di lavoro. Alla domanda se questo sia l’inizio di un’operazione di seduzione da parte della Svizzera, Cassis non ha voluto esprimersi. Il ‘ministro’ degli Esteri elvetico si è limitato a dire: «Quando due parti vogliono trattare, devono parlare assieme». Per quanto riguarda il contenzioso con i sindacati in merito all’allentamento delle misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone, il consigliere federale ticinese non ha annunciato alcuna novità. Ha solo ribadito che entro la metà di settembre il governo stilerà un bilancio sulla consultazione con i partner sociali.
Relazioni strette, ma i frontalieri...
Ieri, di fronte ai media, i ministri degli Esteri dei due Paesi hanno pure voluto sottolineare l’importanza delle strette e buone relazioni tra Parigi e Berna: al momento, tra Svizzera e Francia, non sussiste alcun dossier aperto, ha sottolineato Cassis. Durante i colloqui in primo piano ci sono state questioni multilaterali, come la migrazione, il disarmo nucleare o la crisi con l’Iran. Le Drian ha sottolineato come entrambi gli Stati siano convinti che l’ordine internazionale possa essere garantito al meglio solo attraverso la cooperazione. Un punto in particolare potrebbe però diventare oggetto di discussioni. Secondo la volontà degli Stati membri dell’Ue, in futuro i frontalieri dovranno infatti ottenere le indennità di disoccu-
pazione dall’ultimo Paese in cui hanno lavorato. Questa regola dovrebbe essere applicata solo dopo che una persona abbia lavorato almeno per tre mesi nello stesso Stato. Dal momento che in Svizzera lavorano molti frontalieri, la Confederazione stima costi maggiori in quest’ambito di
diverse centinaia di milioni di franchi. A guadagnarci sarebbe per contro la Francia, visto che ogni giorno oltre 170mila francesi attraversano il confine per lavorare in Svizzera. Le Drian ha voluto precisare che la proposta è stata fatta da Bruxelles e che quindi non è un tema di discussione bilaterale. In un’intervista pubblicata ieri dalla ‘Neue Zürcher Zeitung’ e da ‘Le Temps’ il ministro degli Esteri francese si era però espresso in modo più preciso: “La Francia sostiene la proposta, perché in questo modo si riuscirà a raggiungere una maggiore equità fra gli Stati”, ha affermato.