‘Le Matin’, Tamedia non pagherà chi ha scioperato in luglio
L’editore Tamedia, in una e-mail indirizzata alle sue redazioni romande, ha chiesto che sindacati e mondo politico cessino di intervenire nel conflitto scaturito dalla fine dell’edizione cartacea di ‘Le Matin’ e dalla conseguente soppressione di 36 posti di lavoro. Inoltre, contrariamente a quanto deciso in un primo tempo, Tamedia sanzionerà chi ha incrociato le braccia all’inizio di luglio. Con il suo scritto, Tamedia respinge fermamente la critica secondo cui il suo operato seguirebbe una logica di rendimento a corto termine e sottolinea invece di agire “in modo sostenibile e con previdenza”. Dalla e-mail, di cui Keystone-Ats ha ottenuto una copia, si evince che “i costi legati alla redazione di lematin.ch (ossia la versione digitale) sono attualmente più elevati dei redditi previsti”. I vertici di Tamedia sono però persuasi che la forte audience digitale della testata in Romandia le permetterà “di svilupparsi nei prossimi anni”. Inoltre secondo l’editore zurighese “non è nell’interesse dei giornalisti dare l’impressione al pubblico che le condizioni proposte dall’azienda non permettano loro di realizzare un buon lavoro. Soprattutto se le condizioni sono in realtà migliori che altrove”. E senza possibilità di fraintendimento ha aggiunto: “Lavorate tutti liberamente presso Tamedia e avete ovviamente la possibilità di seguire altre strade se non credete nell’azienda”. «Il registro di questa lettera non è pacificatore», ha affermato Melina Schröter, contattata da Keystone-Ats. L’ex giornalista di ‘Le Matin’ deplora pure il fatto che Tamedia non abbia inviato lo scritto ai giornalisti licenziati, in quanto «ancora collaboratori» dell’azienda. Contattato da Keystone-Ats, Patrick Matthey, responsabile della comunicazione di Tamedia, ha confermato che il gruppo, al contrario di quanto annunciato, ha decurtato il salario di agosto degli scioperanti. “Il diritto di sospendere il pagamento del salario per la durata dello sciopero – di inizio luglio – deriva dal principio di base secondo cui un salario è versato solo quale contropartita a un lavoro. Non si tratta dunque di una misura di ritorsione, ma di una conseguenza dell’assenza di una prestazione”. L’e-mail dell’editore dà poi pure indicazioni sulla visione delle trattative: “Le questioni e decisioni imprenditoriali non devono essere oggetto di negoziati con i sindacati” e nemmeno “con rappresentanti politici che hanno i loro propri interessi nei confronti dei media e che le redazioni devono considerare con distanza critica”. Il riferimento è a quanto avvenuto quest’estate quando è stata avviata, sotto l’egida del Consiglio di Stato vodese e sostenuta da quello ginevrino, una mediazione su ‘Le Matin’ dopo tre giorni di sciopero. Tamedia aveva poi abbandonato il tavolo negoziale. ATS