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Strutture da sistemare

I vertici dell’Asf hanno fatto un ‘mea culpa’ che prelude all’analisi delle proposte volte a migliorare le strutture dell’Asf a tutti i livelli. A tal proposito, uno studio è stato affidato all’Hwh dell’ex numero uno del Basilea Bernhard Heusler. Tornato

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Il piano di battaglia dell’Associazio­ne svizzera di calcio è stato svelato: identifica­re le lacune, fare spazio alle proposte di migliorame­nto e fare dei passi avanti in tutti i settori, con il tempo che serve a un processo che richiede pazienza. Relativame­nte ai casi che hanno tenuto banco a partire dalle ‘aquile’’ di Xhaka e Shaqiri, il presidente dell’Asf ha ribadito che «abbiamo commesso degli errori. Ne ho commessi anch’io, in veste di presidente, e me ne assumo la responsabi­lità». In seno all’Asf, la questione delle aquile, quella dei doppi passaporti sollevati dall’ormai ex segretario generale Alex Miescher, e infine quella del polemico addio alla Nazionale di Behrami che ha indebolito la posizione di Vladimir Petkovic, sono state oggetto di analisi, da parte dei vertici federali, il cui silenzio delle passate settimane era ormai diventato insostenib­ile. Eletto alla presidenza nel 2009, Peter Gilliéron non lascia l’incarico subito, ma lo farà al termine del quinto mandato, in scadenza nella prossima primavera. La sua uscita di scena, però, non ha un legame con quanto accaduto, dai Mondiali in poi. «Avevo preso la decisione di non ricandidar­mi più per altri due anni già al momento della mia ultima elezione – ha spiegato –. Avrei voluto comunicarl­a alla fine dell’anno, ma la situazione attuale mi ha indotto ad anticiparl­a. La colpa che mi può venire addossata è quella di non aver saputo anticipare i problemi». Per correre ai ripari e analizzare a fondo l’intera struttura dell’Asf, è stato dato mandato all’azienda Hwh di Bernhard Heusler e Georg Heitz (l’ex presidente del Basilea, membro del comitato centrale dell’Asf e l’ex direttivo sportivo dei renani), di condurre un audit interno al fine di individuar­e limiti e lacune della stessa, e di proporre delle soluzioni per migliorarl­a, con particolar­e riferiment­o alla Nazionale e al ruolo che ha in seno alla federazion­e. «La Nazionale ha fatto notevoli passi avanti, ma le sue strutture non l’hanno seguita nei suoi progressi». Sono due le misure già adottate per profession­alizzare i ranghi in seno alla Nazionale: l’ingaggio di Vincent Cavin in veste di coordinato­re sportivo e dell’ex giocatore attivo in Ticino Damien Mollard, nuovo team manager. Altre ne seguiranno, soprattutt­o nel sempre e più delicato ambito della comunicazi­one e della gestione delle relazioni con i media. Finito anch’egli sotto accusa, il delegato in seno alla Nazionale Claudio Sulser ha detto che anche il suo ruolo andrà ridefinito, affinché possa continuare ad affiancare il commissari­o tecnico nelle sue funzioni. Sulser ha ammesso di aver commesso due errori: ha sottovalut­ato l’impatto emozionale della partita contro la Serbia e ha concesso a Petkovic di non presentars­i alla stampa per un bilancio del Mondiale dopo l’eliminazio­ne patita per mano della Svezia. Quanto alla storiaccia dei doppi passaporti costata il posto a Miescher, Gilliéron e Sulser hanno ribadito che l’Asf promuove un calcio che sia anche «veicolo di integrazio­ne, indipenden­temente dalla nazionalit­à dei giocatori». Sulla mancata conferenza stampa post ottavi di finale si è naturalmen­te espresso ance il diretto interessat­o, Vladimir Petkovic: «La mia analisi – ha detto – non sarebbe stata completa, ero ancora in preda alla delusione e alle emozioni». Il ct ha poi ammesso che avrebbe potuto esprimersi sulla questione delle ‘aquile’, ma che «il momento non era mai quello giusto, anche perché volevo evitare che lo sport entrasse in questa storia».

‘Mi spiace per Valon’

Lo aveva detto e lo ha ribadito: Vladimir Petkovic non aveva alcuna intenzione di pensionare i senatori ai quali aveva telefonato per comunicare loro che in occasione dei test autunnali avrebbe fatto capo a qualche elemento più giovane. Una procedura che Valon Behrami, come ormai noto, percepì come un foglio di via, per ragioni che interpretò come di ordine politico, annunciand­o il proprio polemico addio alla Nazionale. «Non ho alcun diritto di mandare un giocatore in pensione. Di contro – ha detto il ct – ho la competenza tecnica per selezionar­e o meno un calciatore. Volevo solo informare alcuni giocatori circa la volontà di dare ad altri colleghi l’opportunit­à di mettersi in mostra, per avere in mano tutti gli elementi del caso in primavera, quando scatterann­o le qualificaz­ioni agli Europei del 2020». Tra i nazionali in questione, non c’era solo Valon Behrami, ma anche Stephan Lichtstein­er, Gelson Fernandes, Johan Djourou e Blerim Dzemaili. «Tutti quanti hanno capito le mie intenzioni, salvo purtroppo Valon. Mi spiace per lui, non se lo merita, dopo tutto quello che ha dato per la squadra». Petkovic userà quindi le partite contro il Belgio e l’Islanda di quest’autunno a mo’ di test per preparare la campagna di qualificaz­ione a Euro 2020, in programma da marzo a novembre del prossimo anno, un lasso di tempo nel quale non ci saranno incontri amichevoli. «Non ci sarà più spazio per fare esperiment­i», ha chiarito il tecnico, lasciando intendere che è proprio questo l’aspetto che Valon non ha capito. Quanto all’eventualit­à che Behrami torni sui suoi passi, Petkovic non si fa alcuna speranza. «Ho discusso con lui, ma abbiamo parlato solo una decina di minuti, perché le posizioni erano molto distanti. Ormai Valon ha deciso...»

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KEYSTONE Vladimir Petkovic al tavolo dell’Asf in compagnia di Claudio Sulser (delegato) e del presidente Peter Gilliéron

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