laRegione

L’addio dei giganti

- Nicola Pini, granconsig­liere e vicepresid­ente Plr

Non so se chi legge conosce “Il Trono di Spade”, serie televisiva fantastica in cui uomini e donne si contendono il trono dei Sette Regni aiutati da svariate creature. Fra queste ci sono i giganti, creature mastodonti­che che si muovono lente ma con potenza, spesso dalle seconde file, pur essendo dei combattent­i nati e spesso decisivi con un sol colpo. A differenza dei draghi i giganti però esistono e purtroppo, negli ultimi mesi, ne abbiamo persi alcuni nel nostro partito, nel nostro Cantone. Persone dal grande carisma, navigati signori della cosa pubblica, menti pensanti e brillanti, uomini che non avevano paura né della vita né delle idee; politici intelligen­ti, colti e arguti, capaci di coniugare principi solidi con capacità di dialogo e concretezz­a, dall’intesa di sinistra all’interparti­tica. Con personalit­à e modi di fare anche molto diversi, a volte confrontan­dosi duramente tra loro, erano da tempo impegnati per rendere migliore il nostro Paese: più prospero, più moderno, più giusto e più vicino ai cittadini. In tempi molto distanti da quelli odierni hanno affrontato alcune delle sfide che ancora oggi ci impegnano: il lavoro, la giustizia e i rapporti con l’estero, per esempio. Le loro impronte sono innumerevo­li e hanno permesso a chi è venuto dopo di loro di vivere una situazione che, per quanto difficile, è ancora privilegia­ta. Giganti che hanno compiuto scelte impegnativ­e e coraggiose, che quando avevano meno di quarant’anni avevano già deciso di servire la collettivi­tà con l’ambizione di fare la differenza, per cui la cultura politica era un pregio e non un difetto; persone a cui è anche capitato di perdere ma a cui il più delle volte il tempo ha dato ragione.

Segue da pagina 18 Se quando ho scelto il partito in cui impegnarmi non ho avuto alcuna esitazione è stato anche per questi giganti, che allora guardavo da lontano (da cittadino e da studente in storia) e che poi ho conosciuto (da politico). Conoscerli non mi ha deluso, bensì sorpreso. Negli anni non hanno mai lesinato consigli, precisazio­ni e anche qualche – giusta – tirata d’orecchio, quando con una telefonata o una nota scritta a mano e recapitata a casa sapevano sempre ricordarmi il valore dell’umiltà e degli ideali. Essendo enormi, i giganti con il loro essere toccano le vite di tante persone e ognuno ha i suoi ricordi e i suoi aneddoti (troppo pochi per me, benché intensissi­mi; un po’ per timore reverenzia­le e un po’ per paura di disturbare ho passato con loro meno tempo e ho posto meno domande di quelle che avrei voluto, purtroppo). Mancherann­o, a tutti noi, i giganti. In occasione del recente funerale di uno di questi giganti, suo figlio ha raccontato commosso che, in fondo, non era poi così grave se suo papà in vita – nonostante propositi e solleciti – non avesse avuto modo di scrivere le sue memorie, perché i suoi insegnamen­ti, la sua apertura e il suo senso della giustizia erano stati assorbiti, erano nei figli e negli amici che lo avevano conosciuto. Ed è vero. Non penso ci possano vedere, sentire, men che meno leggere, oggi, questi giganti, ma se potessero farlo beh, spero possano capire che hanno trasmesso a tante persone, a tanti giovani, la voglia di impegnarsi per gli ideali di libertà, responsabi­lità, solidariet­à e giustizia. Certo, in un mondo completame­nte diverso dal loro, ma che non per questo ha meno bisogno di loro.

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