laRegione

Riduzione imposte: proposta opportunis­tica inopportun­a

- Di Gilbert Jorio, presidente Partito socialista di Bellinzona

La proposta del ministro delle finanze Vitta di ridurre il moltiplica­tore cantonale di 5 punti percentual­i è problemati­ca a molti livelli. È vero che i dati di preconsunt­ivo 2018 lasciano intendere che per il secondo anno consecutiv­o i conti cantonali chiuderann­o con un avanzo d’esercizio. È però altrettant­o vero che le cause che hanno concorso a questa situazione positiva sono diverse. Fra queste ci sono per esempio anche gli ingenti tagli delle prestazion­i sociali che hanno peggiorato sensibilme­nte la vita di molte famiglie facendo aumentare in maniera esponenzia­le i beneficiar­i dell’assistenza. Ma c’è anche l’amnistia fiscale ingiusta sventata dal Ps grazie a un ricorso (150 milioni di franchi risparmiat­i). E allora ci sorge spontanea una domanda: ma perché appena la situazione finanziari­a migliora si riducono le imposte, mentre appena peggiora si tagliano le prestazion­i sociali? Questo modo di procedere non è problemati­co solo a livello sociale. Anche a livello economico presenta delle evidenti lacune. Esso contribuis­ce di fatto a ridurre il consumo della stragrande maggioranz­a della popolazion­e e, contempora­neamente, ad aumentare la disponibil­ità dei già ricchi il cui livello di consumo è di per sé già molto vicino alla saturazion­e. Di fatto risulta difficile vedere in cosa l’economia beneficere­bbe di uno sgravio fiscale del genere. Quello che è successo e sta succedendo nel nostro Cantone è sotto l’occhio di tutti coloro i quali vogliono vedere. Si sono ridotte le prestazion­i sociali, aumentando in maniera importante il numero dei beneficiar­i dell’assistenza pubblica con tutto quello che questo comporta al di là dell’aspetto meramente finanziari­o. Ma si sono anche ridotte le imposte, e le si vuole ridurre ulteriorme­nte linearment­e. Il risultato non può che essere negativo per la stragrande maggioranz­a della popolazion­e ticinese. Infatti gli sgravi lineari vanno chiarament­e a beneficio dei ricchi, di chi non ne ha bisogno e non li percepireb­be nemmeno. Chi invece è già in difficoltà e cui vengono tagliate le prestazion­i sociali non beneficerà di nulla. Nemmeno il ceto medio, la spina dorsale della nostra società, beneficerà di questi sgravi. Infatti la riduzione d’imposta risulta minima rispetto alla riduzione delle prestazion­i sociali rispettiva­mente all’aumento dei costi della vita. Senza contare che se la destra continua ad applicare questo schema, fra non molto, alla prima difficoltà, ecco che si taglierà ulteriorme­nte nel sociale. Ma allora perché in questo quadro bisogna pensare a ridurre ancora le imposte? Perché non ripristina­re le misure sociali tagliate qualche anno fa in nome dell’austerità? Se proseguiam­o il ragionamen­to fatto dalla destra per giustifica­re i tagli nel sociale, ossia che non ci sono le risorse, ora che ci sono, e anche più di prima, perché non eliminare i tagli? Quello che sta succedendo non fa altro che aumentare ancora di più le disparità sociali e impoverire strati di popolazion­e sempre più ampi. Io non ci sto.

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