Trasparenza ‘non adeguata’
Secondo il Consiglio federale un disciplinamento su scala nazionale del finanziamento dei partiti e delle campagne in vista di elezioni o votazioni è difficilmente compatibile con il sistema politico svizzero. Per questo propone di respingere – senza controprogetto – l’iniziativa popolare ‘Per più trasparenza nel finanziamento della politica (Iniziativa sulla trasparenza)’. Il testo chiede che i partiti siano obbligati a rendere pubblici i loro bilanci e conti economici nonché la provenienza delle donazioni superiori a 10mila franchi per anno e persona. Nel caso di campagne, le persone e i comitati devono dichiarare le donazioni superiori a 10mila franchi sempre che impieghino in totale più di 100mila franchi. Inoltre, accettare donazioni anonime è vietato. Il governo afferma di comprendere richieste e obiettivi del testo. Ricorda poi che tre Cantoni (Ticino, Ginevra, Neuchâtel) hanno già emanato norme in merito. E i cittadini di due ulteriori Cantoni (Svitto, Friburgo) hanno accettato in marzo iniziative popolari sul tema. La Svizzera è l’unico Stato del Consiglio d’Europa a non disporre di norme su scala nazionale in tale ambito. Ma per l’esecutivo le proposte non sono adeguate alle particolarità del sistema elvetico. Democrazia diretta, governo collegiale e sistema di milizia “fanno parte di un meccanismo globale complesso ma efficace, caratterizzato da un controllo reciproco e da un sistema di contrappesi”. L’equilibrio della ripartizione del potere impedisce ai partiti di esercitare un influsso preponderante, continua la nota. Norme nazionali sarebbero inoltre difficilmente compatibili con il sistema federalista della Svizzera. Infine, è dubbio che nel nostro sistema politico le risorse finanziarie influiscano in modo determinante sull’esito di elezioni e votazioni.