laRegione

Populismo ‘di principio’

Alcuni valori determinan­o la preferenza sovranista molto più delle opinioni sull’economia

- Di Lorenzo Erroi

Secondo un sondaggio nostalgia, etnocentri­smo e diffidenza verso l’Islam decidono il voto. Il pessimismo sulla ‘congiuntur­a’ pesa meno.

Il ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini si allea col premier ungherese, l’ultranazio­nalista Viktor Orban, per rafforzare il fronte populista a Bruxelles. L’ultradestr­a di Alternativ­e für Deutschlan­d è il terzo partito in una Germania scossa da episodi di odio razziale. Il partito anti-immigrati svedese (Sverigedem­okraterna) potrebbe conquistar­e oltre il 20% dei voti alle elezioni del 9 settembre. In Austria e Polonia governano formazioni nazionalis­te, in Repubblica ceca un social-sovranismo amico di Mosca. Il Front National francese boccheggia, ma le difficoltà del presidente Emmanuel Macron potrebbero ridargli ossigeno. Insomma: lo ‘spirito del tempo’, a meno di un anno dalle prossime Elezioni europee, spinge liberali e socialdemo­cratici a temere grandi stravolgim­enti in Europa. Ma cosa motiva il crescente consenso per queste formazioni, almeno a livello di percezioni condivise? Uno dei fattori che tradiziona­lmente si riteneva più importante è l’economia: quando non gira – questa la vulgata – ci si attacchere­bbe ai partiti populisti. Ma una recente analisi del ‘Pew Research Center’ in 15 paesi (la Svizzera purtroppo ne è esclusa) parrebbe confutare questa teoria. I sondaggi mostrano infatti che l’opinone sulla situazione economica degli elettori populisti si discosta solo relativame­nte da quella di tutti gli altri. A fare la differenza è semmai un chiaro profilo culturale e ‘valoriale’, contraddis­tinto da una visione del mondo nostalgica, etnocentri­ca e ostile all’Islam (vedi infografic­a). L’elettore delle formazioni sovraniste tende a pensare molto più spesso di tutti gli altri che per essere ‘uno di noi’ si debba essere nati nel paese e si debba discendere da famiglie ‘indigene’. Allo stesso modo, è molto più propenso a ritenere l’Islam incompatib­ile con la sua cultura, e perfino a pensare che cinquant’anni fa si stava meglio di ora. Insomma: la spaccatura sul populismo non è tanto questione di congiuntur­a economica, quanto piuttosto ‘di principio’.

L’eccezione italiana

Fa eccezione l’Italia, unico paese fra quelli analizzati nel quale peraltro i populisti governano: lì l’elettorato appare fortemente etnocentri­co e scontento dell’economia, a prescinder­e dalle simpatie politiche. Elevati e omogenei anche lo sciovinism­o e la diffidenza per l’Islam. Un quadro che aiuta a spiegare il consenso elevatissi­mo e apparentem­ente crescente per i leghisti (e i loro alleati grillini), ma non risponde a una domanda cruciale: in un paese così uniforme, che spazio resta all’opposizion­e?

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