Elezioni Ue, Macron contro l’asse Salvini-Visegrad
Bruxelles – Sul fronte europeo prende forma un’inedita geografia di alleanze e linee di faglia, con una contrapposizione sempre più forte tra Roma, che si allinea ai leader euroscettici di Visegrad, e i Paesi fondatori dell’Ue guidati dalla Francia del ‘campione’ Macron. Attaccato ieri in modo frontale dal vicepremier Matteo Salvini e dal premier ungherese Viktor Orban, il presidente francese accetta la sfida e avverte: “Non cederò niente ai nazionalisti e a quelli che predicano odio. Se hanno voluto vedere nella mia persona il loro principale avversario, hanno ragione”. “Il principale avversario di Macron, sondaggi alla mano, è il popolo francese”, ha ribattuto Salvini. Sembra dunque in atto un processo per cui “si sta strutturando un’opposizione forte fra nazionalisti e progressisti”, come ha riconosciuto lo stesso Macron, in visita in Danimarca e in Finlandia per saldare alleanze proprio con l’obiettivo di costituire un “arco progressista” in Europa che fronteggi i populisti. L’unione di questi ultimi in un unico gruppo europarlamentare – quello a cui tra l’altro ha cominciato a lavorare anche Steve Bannon, l’ex consigliere del presidente Usa Donald Trump – è infatti la vera sfida all’orizzonte per tutti gli altri partiti. Continua anche lo scontro Roma-Bruxelles sui contributi al bilancio Ue, che il governo italiano minaccia di non pagare se non si troverà un accordo sulla questione migranti. “Tutti gli Stati dell’Ue si sono assunti l’obbligo di pagare i contributi nei tempi stabiliti. Tutto il resto sarebbe una violazione dei Trattati che comporterebbe penalità”, ha ribadito nuovamente il commissario Ue al bilancio Günther Oettinger. Ovvero lo scattare di “interessi per ritardi nei pagamenti” del contributo al bilancio Ue; e poi, se diventasse un atteggiamento sistematico, “possibili ulteriori pesanti sanzioni”, fino al blocco dei fondi Ue. Perché, aveva ammonito Oettinger già ieri, le accuse rovesciate su Bruxelles dal governo italiano negli ultimi giorni, dal crollo del ponte Morandi a Genova al caso della Diciotti sino alla cifra “caricatura” dei 20 miliardi pagati al bilancio Ue, sono “inaccettabili”. ANSA/RED