Segnalare i posti vacanti non serve
Lo studio di Von Rundstedt sfata anche un mito: per i dipendenti non più giovani la situazione concreta nelle aziende è comunque migliore di quanto pensi l’opinione pubblica. Se è vero che l’88% degli interrogati ritiene che gli over 50 siano discriminati al momento di assumere, il 60% li vede sfavoriti nell’ambito dei licenziamenti e il 42% li considera in secondo piano quando si tratta di promozioni. Le percentuali scendono però al 33%, al 20% e al 21% al momento in cui gli interpellati guardano non più alla situazione generale, ma alla propria azienda. Solo il 20% è invece dell’opinione che agli ultra 50enni possa servire l’obbligo imposto ai datori di lavoro di annunciare gli impieghi vacanti per professioni con disoccupazione oltre l’8%. L’81% ritiene inoltre che la novità non permetterà di migliorare la situazione relativa alla penuria di manodopera qualificata. Per quanto riguarda il Ticino – ci ricorda Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell’economia – già prima di questo obbligo, di cui è prematuro fare un bilancio, erano centinaia i posti di lavoro vacanti segnalati in modo autonomo dalle aziende. «Questo è stato possibile anche grazie a un rinnovato partenariato tra datori di lavoro e servizio pubblico di collocamento e a un’intensa campagna di informazione». «Se paragoniamo il periodo pre e post-campagna, notiamo un aumento del 29% dei posti vacanti segnalati e un incremento del 42% dei collocamenti», commenta Rizzi. Oggi sono 700 i posti liberi segnalati.
Le misure dell’ufficio del lavoro
Da alcuni anni, inoltre, il Cantone Ticino ha messo in campo una serie di strumenti per favorire il reinserimento dei disoccupati (giovani o meno) nel mercato del lavoro. Alle classiche misure di formazione; misure d’occupazione temporanea e misure di sostegno alle imprese, si stanno sperimentando anche misure alternative tra cui un sostegno individualizzato e mirato per persone a fine diritto indennità. Misure estendibili anche ai disoccupati senior.