Si allunga la lista dei precetti
Blenio: la Fondazione Fabbrica del cioccolato ha fatture scoperte per almeno 230mila franchi
Tra chi ha avviato una procedura esecutiva anche Stefano Dell’Orto, uno degli ideatori del progetto. Nonostante abbia rassegnato le dimissioni un anno e mezzo fa, il Consiglio di fondazione non le ha ancora accettate.
«Non è stata intrapresa la politica dei piccoli passi». È di questo avviso Stefano Dell’Orto, uno dei promotori del progetto di rilancio dell’ex Cima Norma di Dangio che ha permesso due anni fa la riapertura degli spazi per eventi culturali grazie alla Fondazione Fabbrica del cioccolato, presieduta da Franco Marinotti. Da noi contattato, Dell’Orto spiega di aver rassegnato le dimissioni a decorrere dal 31 dicembre 2016, ma figura ancora a Registro di commercio in qualità di segretario della fondazione (extra Cda) poiché il Consiglio non le ha mai ufficializzate. Il motivo della sua decisione di fine 2016, sottolinea, va ricercato in una differente visione sul modo di gestire il progetto (vedi articolo sotto). Nel frattempo i rapporti si sono logorati al punto che Dell’Orto ha recentemente intimato alla fondazione un precetto esecutivo di diverse decine di migliaia di franchi. Soldi che il segretario ha sborsato di tasca propria in parte per pagare alcuni fornitori e dipendenti a cui la fondazione non versava lo stipendio. Nell’estate 2017 era infatti emerso pubblicamente il mancato pagamento dei collaboratori, poi risarciti grazie a un piano di rientro elaborato con l’aiuto del sindacato Ocst. Restano però ancora scoperte le quattro mensilità dell’ultimo dipendente che ha lavorato alla Fabbrica. E dopo le testimonianze da noi riferite di alcuni artigiani della zona che masticano amaro a causa di importanti fatture mai saldate (vedi ‘laRegione’ del 21 luglio), si allunga la lista di pagamenti scoperti e di precetti esecutivi intimati da parte di ditte e professionisti che hanno lavorato per permettere l’apertura e lo svolgimento delle attività: le esecuzioni in corso superano i 230mila franchi.
L’Ente regionale di sviluppo ha finanziato uno studio della Bdo
Altra novità che emerge è uno studio effettuato l’anno scorso – quando i problemi finanziari erano già evidenti – dalla sede luganese della Bdo (società specializzata in audit e consulenze) con l’intento di capire cosa migliorare per aumentare la sostenibilità del progetto. Studio richiesto dalla fondazione stessa e pagato quasi interamente dall’Ente regionale sviluppo Bellinzonese e Alto Ticino tramite il fondo per lo sviluppo economico. Soldi pubblici che si aggiungono ad altri aiuti cantonali, comunali e di privati già ricevuti. Dallo studio emergono le raccomandazioni che sottolinea pure Dell’Orto: ovvero la necessità di disporre di una direzione operativa che abbia le necessarie capacità manageriali e di una solida pianificazione delle finanze.
Sul sito un invito alle donazioni
Intanto, mentre in valle persiste il malumore a causa delle numerose fatture non pagate, sul sito della fondazione permane la possibilità di effettuare versamenti tramite Paypal. Lo scopo del sostegno? Citiamo: “Supportare le attività della Fondazione la Fabbrica del cioccolato significa supportare sia l’arte che l’economia, l’artigianato, le tradizioni e il patrimonio culturale dell’intera Valle di Blenio, contribuendo alla valorizzazione del territorio e permettendo la nascita di un polo di aggregazione in grado di riunire sotto lo stesso tetto popolazione locale, artisti nazionali e internazionali, visitatori di tutte le età, artigiani e produttori della valle”. Uno scopo nobile ma, visto l’elenco di precetti, poco affidabile.